Di sicuro non ci si annoia mai: Matteo Salvini ha la capacità di spostare sempre più in là la soglia del pericolo. Bisogna dargliene atto. Solo che questa volta, non si riesce ad ingoiare il boccone così facilmente.
“Quando arriveremo al governo, polizia e carabinieri avranno mano libera per ripulire le nostre città”. Così il leader della Lega Nord dal palco di Ponte di Legno, durante un intervento organizzato a Ferragosto sul tema della sicurezza del Paese. Il tutto condito dalla scenografica maglietta della Polstato sfoggiata fieramente dal Segretario del Carroccio. Una frase pericolosa, dalle interpretazioni più disparate, perchè pronunciate da un uomo che in questi anni ha giocato sul filo dell’odio per farsi strada nel mondo della politica.
E cosa significa ”mano libera”? Forse i diritti inalienabili potrebbero essere messi da parte in caso di necessità, magari proprio in nome della sicurezza?. E quanto è rischioso superare (l’invalicabile) solco tra poteri dello Stato e tra questi e la Forza Pubblica?.
Immediata, giusta e dal sapore squisitamente democratico la reazione dei Sindacati di Polizia. Felice Romano, segretario del Siulp, il primo sindacato italiano, chiede a Salvini che rinunci all’immunità parlamentare, visto che indossare la divisa della Polizia è reato. “Il fatto che sia un parlamentare – attacca Romano – non può autorizzarlo a indossare impunemente la nostra divisa. Questa uscita è una delle tante che fa per catturare il consenso e parlare alla pancia degli italiani scontenti dalla crisi, dalle difficoltà economiche. Che gli italiani siano tranquilli – ha concluso Romano – la polizia così come carabinieri e le altre forze dell’ordine agiranno sempre e solo nel rispetto delle leggi che il Parlamento ci dà. E dei principi della Costituzione su cui abbiamo giurato lealtà.
”Questo non è accettabile che un politico come Salvini possa continuare a permettersi d’indossare la divisa della Polizia di Stato promettendo che se dovesse andare al Governo utilizzerà poliziotti o carabinieri per una sorta di delirante demagogica e pericolosa ‘pulizia etnica’. Si tratta dell’ennesimo atto provocatorio davanti al quale i poliziotti democratici prendono le dovute e doverose distanze”.
E’ il commento di Tiani del Siap. “Salvini – dichiara Daniele Tissone, segretario generale Silp-Cgil – sale, nuovamente, sul palco con la maglietta della polizia addosso: è nuovamente inaccettabile. Come lo sono le sue frasi. Ma Salvini si rende conto oppure no di quello che dice? Polizia e forze dell’ordine stanno dalla parte dei cittadini e delle leggi”.
Ma Salvini non sembra indietreggiare, o forse semplicemente non ha colto la gravità delle sue affermazioni: ”Mi criticano per aver indossato la divisa della polizia? Si tranquillizzino, indosserò a rotazione anche quelle di carabinieri, polizia penitenziaria, vigili del fuoco”. E sulle accuse di essere il leader di un partito che quando era al governo ridusse i fondi per chi indossa la divisa, Salvini rilancia: “Questo è l’argomento che usa sempre Renzi, e che la Cgil gli vada dietro si commenta da sé. Pensino piuttosto a levarsi di torno Alfano”.
Solo un sindacato di Polizia sorride a Matteo Salvini, e questo sindacato si chiama SAP, da sempre vicino alle posizioni leghiste. E’ quello, per capirci, che al proprio congresso invitò i quattro agenti condannati in via definitiva per il pestaggio e la morte del diciottenne Federico Aldrovandi; e li accolse con i delegati in piedi e cinque minuti di applausi. O, per capirci ancora meglio, quello che a proposito di Stefano Cucchi disse: “Non c’è stato nessun pestaggio, cosa volete da noi? Se uno pratica una vita dissoluta poi ne paga le conseguenze”.
Almeno si tengono compagnia. Una sgradevole compagnia di personaggi istituzionali a cui sembra andare stretto il processo democratico. Una compagnia da guardare da lontano, ma non da frequentare.