Nell’anno della pubblicazione di «Canzoni della cupa», particolare significato avrà il tradizionale concerto di Vinicio Capossela che sabato 27 agosto porterà allo stadio di Calitri, ribattezzato per l’occasione «Sponz A-rena», una versione speciale del tour Polvere con voci e protagonisti della terra dell’osso, ospiti che hanno preso parte al disco come Giovanna Marini, la più autorevole voce del folk italiano, e poi ancora Diables de l’Onyar, Banda della Posta e Mariachi Mezcal y tres rosas.
Fra Campania, Puglia e Basilicata, l’Alta Irpinia è essa stessa terra di frontiera, non soltanto in senso geografico ma anche artistico e culturale. E a giocare con l’immaginario western ci pensano, il 22 agosto alle ore 17, i protagonisti dell’«Assalto al treno», un happening spettacolare che inaugura il festival alla stazione di Conza, dove i suggestivi vagoni degli anni ’30 del treno storico – che riattiva per l’occasione la tratta dismessa Avellino/Rocchetta Sant’Antonio – verranno circondati da cowboy a cavallo, da fuochi d’artificio, polveri da sparo e bande musicali che eseguiranno la railway song «Franceschina la Calitrana». Alla partenza del convoglio Ascanio Celestini si esibirà in «Letture di 3° classe» da Gianni Rodari e Giustino Fortunato mentre sui binari esploderanno messaggi di commiato scritti su tessuto con la polvere da sparo da alcune coppie appartenenti alla comunità del territorio. Una sorta di duello western che costituisce la performance «Amore in Polvere» di Maria Angela Capossela, artista e curatrice della sezione SponzArti.
Il giocoso e anarchico assalto al treno è la dimensione poetica del progetto «Binari senza tempo» della Fondazione Fs Italiane, che negli ultimi 2 anni ha recuperato 240km di linee storiche trasformandole in spazi per l’arte e la cultura con un deciso beneficio economico per i territori coinvolti e i suoi abitanti e che, in questo caso, riattiva una tratta ferroviaria, nata con l’Unità d’Italia, di altissimo valore storico. Ma è anche la realizzazione di un sogno impossibile che aveva caratterizzato e ispirato l’intera edizione dello Sponz 2014, intitolata appunto «Mi sono sognato il treno», e ambientata in parte proprio in quello scalo ferroviario allora dismesso, a dimostrazione di come a volte la poesia, l’arte, la cultura possano diventare strumenti fondamentali per la rinascita economica e civile di territori depressi cui è stata «tolta la voce» da decenni e ancora segnati dall’emigrazione e da eventi drammatici come il terremoto del 1980.