Nella palestra sono risuonati i nomi di ciascuna delle 35 vittime. Il rito è stato trasmesso da due maxi schermo all’esterno e nel Duomo di Ascoli. Al termine della cerimonia funebre il presidente Mattarella ha abbracciato uno a uno i parenti di ciascuna delle 35 vittime, intrattenendosi con ognuno. A loro e a tutti gli sfollati ha assicurato: non vi lasceremo soli.
Successivamente Mattarella è andato all’ospedale Mazzoni di Ascoli. Lì ha visitato i feriti, portando una bambola in regalo alla piccola Giorgia, che oggi compie 4 anni e con la quale si è intrattenuto per qualche minuto.
Adesso che si fa? La domanda che in questi giorni in molti si sono fatti è lo spunto per cominciare a parlare ai parenti di quelle 35 vittime, racchiuse in bare in mogano in fila davanti a lui. Il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole, ha promesso di “non dire le solite cose da prete o di circostanza” per spiegare il senso di morti tanto atroci e ingiuste. “Ora il senso di tutto questo si trova nell’abbraccio dell’Italia intera e nella preghiera che è anche essa abbraccio. Il terremoto può togliere in pochi istanti tutto, ricorda il pastore, “ma non può toglierci il coraggio della fede. E non adesso non dobbiamo perdere la fede che è la scialuppa di salvataggio”.
Il sisma ci insegna inoltre che “la natura non perdona – aggiunge il vescovo D’Ercole – e che dobbiamo imparare a dialogare con lei, non sfidarla”. Proviamo ad immaginare il terremoto perciò “come un aratro che spacca la terra, ma è strumento vivo per una nuova rinascita”. In questo solco però “solo la fede ci indica come reagire: con i piedi ben piantati a terra e il volto rivolto al Cielo”. Senza dimenticare che, conclude il presule, “come in questi giorni abbiamo sofferto, sperato e pregato insieme”, si ricostruisce “solo insieme”. Dunque, non perdete il coraggio, insieme ricostruiremo, ha detto monsignor D’Ercole.
I funerali solenni per le 35 vittime marchigiane del terremoto di mercoledì si sono celebrati a partire dalle 11.30 nella palestra comunale, alla presenza delle più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i presidenti di Senato e Camera, Grasso e Boldrini, e quello del Consiglio, Matteo Renzi, accompagnato dalla moglie Agnese.
Nel corso dell’omelia il vescovo ha ricordato Giorgia e Giulia, le due sorelline, una sopravvissuta e l’altra morta che sono diventate tra i simboli del sisma: “La più grande Giulia purtroppo morta, ma ritrovata in una posizione protettiva su Giorgia – ha detto – che sembrava spaesata con la bocca piena di macerie. Morte e vita erano abbracciate, ma ha vinto la vita: Giorgia. Anzi, dalla morte è rinata la vita perché chi esce dal terremoto è come se nascesse di nuovo”.
Durante la sua toccante omelia il vescovo di Ascoli ha letto una pagina di Don Camillo e di quando l'”originale parroco deve affrontare il dramma dell’alluvione”. Anche quei cittadini sono alle prese con le domande rivolte a Dio: perché? La risposta data da don Camillo e indicata dal vescovo: “Stare insieme è la scialuppa di salvataggio nella tempesta”.