Secondo una classifica stilata dal MIBAC, il Ministero dei beni e delle attività culturali, la Campania è la capitale del turismo, essendo ben sei i monumenti della città partenopea che figurano nella graduatoria. Al primo posto c’è, come era prevedibile, il Colosseo, e alle sue spalle l’area archeologica di Pompei con 2 milioni e mezzo di visitatori per un introito di oltre 20 milioni di Euro, meglio degli Uffizi di Firenze che completano il podio. Al decimo posto c’è la Reggia di Caserta, gli Scavi di Ercolano sono 14esimi e subito dopo il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Diciottesima la Grotta Azzurra di Capri, mentre il circuito archeologico di Paestum occupa il 24esimo posto. Gli scavi di Pompei costituiscono una straordinaria testimonianza del mondo antico grazie allo stato di conservazione della città, rimasta praticamente intatta dopo l’eruzione che la colpì nel 79 d. C. cancellandola dal paesaggio vesuviano. La città, grazie anche alla sua posizione, fu interessata, tra il VII ed il VI sec. a.C, da un fiorente insediamento indigeno. Collocata tra il mare ed il fiume Sarno, Pompei sfruttava, infatti, due importanti vie di comunicazioni utili agli scambi commerciali. Nel V secolo la città passa sotto il controllo dei Sanniti, esposta comunque all’influenza greca ed etrusca. Nel III sec. a.C., all’indomani delle guerre Puniche, viene attirata nell’orbita di Roma alla quale si lega definitivamente nell’80 a.C., con la fondazione da parte di Silla della colonia. A partire dalla metà del ‘700 gli scavi, voluti dai Borbone e portati avanti per oltre un secolo, hanno riportato alla luce la città, restituendoci un quadro completo della vita quotidiana in età romana. Il percorso si snoda tra le strade, come via dell’Abbondanza la più importante, sulla quale affacciavano le case e le botteghe più rinomate della città, tra i monumenti pubblici come l’anfiteatro ed il teatro e attraverso gli edifici che ancora oggi si ergono, con la loro grandezza, sul foro. La visita alle case private, che conservano un aspetto lussuoso con eleganti affreschi e decorazioni marmoree, offre un’interessante panoramica sulle abitudini romane e sul gusto dei proprietari. Grazie alla tecnica del calco sono stati inoltre ricostruiti i giardini con le essenze antiche. Monumento di grande importanza e di grande fascino è sicuramente la Reggia di Caserta. Progettata nel Settecento da Luigi Vanvitelli, su incarico di Carlo III di Borbone, la Reggia, che rappresenta il trionfo del barocco italiano, è una delle opere più importanti del famoso architetto napoletano: il suo visitatore resta incantato dalla bellezza degli interni e dalle magnificenze dell’esterno. Curatissima nei dettagli ed articolata su quattro monumentali cortili, la costruzione è fronteggiata da uno scenografico parco oggi meta di migliaia di turisti. La Reggia di Caserta si presenta come un vero e proprio complesso monumentale che occupa 45.000 mq e, con i suoi cinque piani, raggiunge un’altezza di 36 m. Sulla facciata principale si aprono 143 finestre e nel palazzo ci sono ben 1200 stanze e 34 scalinate. L’edificio è fabbricato in mattoni e i due piani inferiori sono rivestiti con lastre di travertino. L’intera struttura è coronata da un’ampia cupola centrale. Visitando il suo interno si è stupiti dal continuo susseguirsi di stucchi, bassorilievi, affreschi, sculture, pavimenti a intarsio. Notevoli sono quelli della Sala di Astrea, della Sala di Marte e della Sala del Trono. Quest’ultimo è il più grande degli appartamenti reali ed era adibito al ricevimento delle personalità. Le parti più scenografiche della reggia sono probabilmente l’insieme dell’atrio e del monumentale scalone d’onore e la cappella. Lo scalone è un’invenzione dell’arte scenografica settecentesca e collega il vestibolo inferiore e quello superiore, dal quale si accede agli appartamenti reali. La Cappella Palatina, progettata dal Vanvitelli fin nelle decorazioni, è di certo l’ambiente che più di ogni altro mostra una chiara analogia con il modello di Versailles. Notevole è anche il teatro di corte, mirabile esempio di architettura teatrale settecentesca: la sala a ferro di cavallo piuttosto arrotondato è resa solenne dalla disposizione particolare delle colonne, ad ordine gigante. Nata in età arcaica ed interessata inizialmente da un insediamento indigeno, la città di Ercolano è stata successivamente esposta alle influenze sannitiche, greche, etrusche, fino alla preponderante presenza romana, la cui civiltà è oggi testimoniata dall’eccezionale stato di conservazione. Situata su un pianoro vulcanico, a picco sul mare, Ercolano, come le altre città vesuviane, è stata coperta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. i cui prodotti, depositandosi, la seppellirono fino a raggiungere uno spessore di ventitre metri. La città fu riportata alla luce durante gli scavi condotti dai Borbone, a partire da un ritrovamento casuale effettuato in corrispondenza del teatro antico di Ercolano. Quello che rimane degli antichi cunicoli borbonici ci testimonia una tecnica di scavo, per gallerie parallele, ormai superata ma ancora molto suggestiva da osservare. Gli scavi offrono al visitatore la possibilità di osservare il tessuto urbano, la distribuzione delle case, alcune delle quali collocate in posizione scenografica di fronte al mare, il magnifico complesso termale, la sontuosa palestra e la monumentale basilica. Il perfetto stato di conservazione dei legni, delle parti in bronzo e soprattutto degli alzati delle case, restituisce un quadro completo sia dell’edilizia residenziale, che permette di ricostruire la vita quotidiana e il modo di abitare, sia dei vari stili della pittura vesuviana. Al diciottesimo posto di questa speciale classifica ,troviamo la Grotta Azzurra situata a Capri che è nota in tutto il mondo per la particolare colorazione azzurro intenso del suo interno e per il caratteristico colore bianco argenteo che assumono gli oggetti immersi nelle sue acque. Riscoperta solo nell’Ottocento grazie al pescatore caprese Angelo Ferraro, è raggiungibile via terra da Anacapri o via mare partendo dalla Marina Grande su piccole imbarcazioni a remi. Conosciuta già dagli antichi romani, si pensa che ai tempi di Tiberio, la si utilizzasse come ninfeo marino. Infatti, lungo le pareti della grotta, collegata a una villa tramite un passaggio andato distrutto, erano disposte numerose statue romane rappresentanti creature marine. Infine , al ventiquattresimo posto ,troviamo il circolo archeologico di Paestum . Il Museo Archeologico Nazionale di Paestum è sorto nel 1952 all’interno della città antica. Inizialmente era costituito da un’unica sala, dall’aspetto architettonico esterno di scuola piacentiniana, costruita sulle dimensioni della struttura che riproduceva il primo “Thesauros del santuario di Hera.” Questo nucleo originario fu successivamente ampliato e furono predisposti nuovi ambienti, costruiti intorno ad un giardino interno e con vetrate aperte verso l’esterno. Il nuovo allestimento del museo documenta l’evoluzione e le trasformazioni della città, dalla fondazione della colonia greca tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C. fino all’istituzione della colonia latina, illustra le trasformazioni nell’organizzazione sociale e pubblica, i riti religiosi, gli aspetti della vita quotidiana, l’arte e l’artigianato. Una sezione introduttiva ricostruisce la storia della scoperta del sito archeologico, un’altra sezione è dedicata alla preistoria.