Patti e riforme,il giro del SUD per Renzi è l’occasione per serrare le fila,per segnare la presenza del governo e del partito, per stemperare tensioni, anche con gli amministratori locali. Con le firme dei Patti per la Puglia e la Sicilia restano da completare gli iter per le città metropolitane di Messina,Cagliari e Napoli. Napoli è il caso più delicato. L’istruttoria non è neanche stata avviata,a tenerla ferma è il sindaco di Napoli che ha annunciato “Napoli derenzizzata!” Nemmeno la magia del san Carlo è riuscita a cambiare,per il momento,il verso della storia.
E’ sparito il Sud,secondo un noto settimanale:crollo demografico.economia immobile,imprenditoria assente,dissipazione dei fondi europei,malavita imperante,città abbandonate,conflittualità della politica. Un terzo del Paese è come dimenticato!
Se nel periodo 2001-2013 è tornato ad allargarsi il divario di produzione e reddito tra Mezzogiorno e Centro-Nord, oggi si avvertono alcuni primi segnali positivi. Infatti, a partire dal secondo trimestre del 2015 si è osservato un miglioramento sia in termini di occupazione che di esportazioni verso i mercati internazionali più marcato nel Mezzogiorno rispetto alla media nazionale. Sappiamo bene che questi segnali si innestano su una situazione di partenza più arretrata: il Pil prodotto nel Mezzogiorno è pari solo al 20% del Pil nazionale; la quota del nostro export prodotta nel Sud è ancora più bassa, il 10%; il tasso di occupazione è il 42,6% contro un dato nazionale al 56,3% (dati 2015).
Dagli “ingombranti ed efficaci” Governatori del Sud devono arrivare imput e segnali. Loro devono risvegliare l’attenzione e coniugare efficacia ed esperienza.Un grande piano di messa in sicurezza ambientale gioverebbe all’occupazione e al turismo.
Più servizi e migliori trasporti aiuterebbero le Università e le scuole. Spendere tutti i finanziamenti europei farà decollare un’intera area.
Certo noi dobbiamo uscire dalla cultura della rassegnazione,però a Roma hanno escluso il SUD dal vocabolario politico,dai dibattiti e dagli “stati generali”.
Ma ci sono segnali da non sottovalutare, perché ci dicono che l’economia del Mezzogiorno è una realtà viva, con potenzialità che vanno valorizzate proprio per invertire la tendenza e recuperare il divario rispetto al Centro-Nord.