Ci vorrebbe un grande patto contro il bullismo, una grande battaglia, corale, con più attori, contro le piccole e grandi violenze che si consumano ogni giorno contro i più “deboli”, i diversi, chi non si omologa, chi “non obbedisce e non rispetta”,come dicono i bulli, nelle nostre aule scolastiche,o anche via web,nella versione più moderna,ma non meno odiosa del cyberbullismo. L’ultimo episodio a Napoli,c’è chi si fa giustizia da sè e nell’epoca dell’ingiuria,passa ai fatti. Dalla discussione alle coltellate per far comprendere chi comanda.Una lite a scuola, tra ragazzi, ma uno era armato di coltello. Uno studente di 15 anni, che frequenta la terza media, è stato ricoverato in gravi condizioni nell’ospedale Loreto Mare, per le ferite riportate in una lite con un altro minorenne all’uscita del’Istituto comprensivo Teresa Confalonieri, in vico San Severino, nel cuore del centro storico di Napoli.
Gli adolescenti a metà come li chiamo io, hanno perso il senso della vita. Non esistono spiegazioni per capire cosa passa nel cervello di un adolescente quando commette questi reati,quando obbedisce a stimoli naturali diversi,istintivi.
La lotta al bullismo deve coinvolgere tutti gli attori sulla scena di un dramma sociale e quotidiano che si consuma spesso nel silenzio. Certo i bulli sono una minoranza. ma la soluzione non può poggiare solo sulle spalle della scuola.
E l’indice puntato sui professori, su quelli che sapevano. E la famiglie, le forze dell’ordine, le figure sociali, la Chiesa,il mondo dei media?
L’apertura delle scuole,ogni anno è segnata dalle polemiche sulle cattedre,dll’inefficienza del sistema,dalla indaguatezza degli edifici, Adesso in molte scuole c’è il tempo pieno,l’alternanza scuola lavoro,ma la cruda realtà delle scuole medie,le difficoltà dei nostri tredicenni e quattordicenni non ci deve portare nè alla rassegnazione nè al pregiudiziale pessimismo.I ripetenti sono un segnale,lanciano un segnale.Occorre reagire,educare all’amicizia e alla solidarietà.
Proprio i compagni di classe secondo una prima ricostruzione,di quello che è accaduto a Napoli – e da quanto denuciano i parenti del ferito – avrebbero bloccato l’agressore, impedendo che la lite si trasformasse in tragedia.
Ai gesti intollerabili,rispondiamo con gesti quotidiani di attenzione,di rispetto,di regole di vita,di intransigenza,di conoscenza,di cultura. E attenzione: le barriere peggiori sono i pregiudizi.