Sinistra Italiana e Movimento 5 stelle fanno ricorso al TAR per il quesito referendario. Ricorso ridicolo e dalla doppiezza farisaica.I comitati per il No hanno presentato un ricorso al Tar contro la dicitura del Referendum, adottata proprio da loro per la richiesta di votare No al Referendum, richiesta inoltre controfirmata proprio dagli avvocati che hanno firmato il Ricorso al Tar.Lo dimostra la Gazzetta Ufficiale del 19 Aprile e 10 Giugno n.134 134. E noi dovremmo affidare a questi “sapienti” la democrazia reale del Paese?
I ricorrenti dicono che la scheda è una truffa e tirano per la giacca il Quirinale criticando Mattarella come responsabile del quesito. Parole dure, da vilipendio delle Istituzioni, siamo di fronte ad un caso di ignoranza grassa. Tanto rumore e seguito mediatico. Il confine tra politica ed antipolitica è sempre più labile nella campagna elettorale. e la risposta del Colle non si fa attendere:”In relazione a quanto affermato dai ricorrenti in una nota in cui impropriamente si attribuisce alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario,si precisa che il quesito che comparità sulla scheda è stato valutato ed ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base a quanto previsto dall’art.12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvata dal Parlamento.”
Affidare un compito così delicato alla Cassazione dava garanzia di autonomia e indipendenza dal potere politico. Quindi il ricorso, il linguaggio usato, sono del tutto sbagliati sul piano giruidico, privo di fondamento,può fare impressione su un’opinione pubblica che non conosce questi distinguo tecnico giuridici. Iniziativa ad effetto per ottenere un pò di pubblicità. E’ solo il sintomo di una grande confusione.
E’ evidente l’intreccio fra dimensione politica della contesa e la sua cornice giuridica. Continua la campagna referendaria che sarà ricca di polpette avvelenate, colpi bassi, rancori personali,bufale.
Non so chi vince il 4 dicembre,so però che se vince il no torniamo indietro di trent’anni.