Cultura

L’ABECEDARIO DEI SOCIAL NETWORK: BUFALE DIGITALI

RITORNA LA RUBRICA “L’ABECEDARIO DEI SOCIAL NETWORK“.

 

Il termine bufala può indicare in lingua italiana un’affermazione falsa o inverosimile. Può perciò essere volta a ingannare  il pubblico, presentando deliberatamente per reale qualcosa di falso o artefatto.

Tra le varie etimologie proposte per risalire al significato della parola preferiamo quella del Vocabolario della Crusca, secondo la quale “bufala” deriva dall’espressione “menare per il naso come una bufala”, ovvero portare a spasso l’interlocutore trascinandolo come si fa con i buoi e i bufali, per l’anello attaccato al naso.

Leggetene alcune di quelle circolate su Fb negli ultimi 10 anni:

Nel 2006 si diffonde la notizia del ritrovamento di un cadavere mummificato di fata nel villaggio inglese di Duffield nel Derbyshire.

Nel 2007 spopola un video che mostra come è possibile ricaricare il dispositivo Apple utilizzando una cipolla e una bevanda gassata.

E’ del 2011  la storia di una siriana, lesbica e dissidente, di nome Amina, autrice del blog “A gay girl in Damascus”. Dopo alcuni mesi una coppia di americani rivela di aver inventato il blog.

Che sia lui in persona o attraverso Microsoft, da anni ricorre la notizia secondo cui Billy Gates sarebbe pronto a donare danaro via Internet.

Ciclicamente torna la teoria, fomentata dai cospirazionisti, secondo cui Barack Obama non sarebbe nato negli Usa ma in Kenia, e dunque la sua elezione sarebbe illegittima.

E’ un vero e proprio genere quello di annunci di morte di persone che invece godono ottima salute. Riguarda per lo più personaggi famosi del mondo dello spettacolo, costretti a smentire pubblicamente la notizia e rassicurare i loro fan.

Aggiungiamo qualche altro esempio.

Dopo la strage di Parigi al Bataclan ad opera dell’ISIS, il 13 novembre 2015, una foto  ritrae la band degli Eagles of Death Metal nel teatro, scattata da un presunto membro della banda dei terroristi: si tratta ovviamente di un falso, dato che era una immagine del concerto all’Olympia di Dublino.

Secondo una notizia lanciata dall’Empire News, le autorità avrebbero individuato nel corpo di un senzatetto morto nel gennaio del 2014 il DNA di Elvis.

Stessa cosa per  Adolf Hitler: secondo le teorie di Simoni Dias, il dittatore sarebbe morto in Brasile a 95 anni. A provare questa tesi, sempre il test del DNA. Una bufala incredibile in cui sono cadute in inganno anche testate di prestigio.

Secondo una notizia, Mark  Zuckerberg aveva deciso di donare in beneficenza il 99% delle suo quote societarie, di cui il 10% (4,5 miliardi di dollari) sarebbe stata regalata agli utenti iscritti a Facebook.

Ed ancora ricordiamo la news delle arance libiche e il loro contagio da  HIV. Uno scherzo allarmante che, toccando argomenti delicati quali la salute e la sensibilità delle persone,ha scosso migliaia di persone.

Ed infine,  i selfie del giovane Abdou Diouf, emigrante dal Senegal alla Spagna, che ha pubblicato su Fb i selfie del suo viaggio, suscitando grande commozione in tantissimi utenti. Ma era una bufala architettata ad arte per un concorso fotografico.

Queste false notizie viaggiano ad una velocità incredibile e raggiungono chiunque. Non sono pochi gli utenti che le reputano vere e le diffondono a loro volta, permettendo di raggiungere livelli di visibilità notevoli.

Il fenomeno  merita qualche nota di riflessione.

Il prof. Charles Seife, autore del libro “Le menzogne del web” scrive: “La natura stessa del digitale fa sì che ci sia un’amplificazione di notizie false; l’informazione circola più velocemente e ogni individuo è in grado di far sentire la propria voce. (…) Succede perché sono venuti meno i filtri in grado di valutare cosa vale la pena ascoltare, leggere, vedere”. Anche se il web sociale sembra essere un potente strumento di demistificazione nella verifica dell’attendibilità di una storia o una cronaca giornalistica, però nella confusione il vero e il falso si confondono più facilmente. Anche su un tema delicato centinaia di migliaia di persone fanno sentire la loro voce, e basta avere un po’ di esperienza e abilità per raggiungere un pubblico vastissimo. Proprio per questo anche le idee più folli e sbagliate possono trovare una udienza online. E a furia di ascoltare quelle voci, finiamo per crederci e mettiamo da parte gli “esperti” che si impegnano a difendere la verità. Questa la conclusione del prof. “Sicuramente è un risultato eccezionale avere accesso a tutta questa conoscenza, ma il flusso è così vasto che rischia di fare danni.(…) Il cervello dell’uomo era abituato ad operare selezioni e giudizi basandosi su poche centinaia di voci e opinioni e funziona ancora così, nonostante adesso sia immerso in milioni di punti di vista diversi. Siamo passati da un regime di scarsità ad un regime di abbondanza che non sappiamo gestire”.

 

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