“Sono stati abbandonati dal mondo – il mondo intero sta assistendo alla distruzione della città, ma nessuno sta facendo qualcosa per fermarla”, racconta il capo missione di MSF Carlos Francisco. “Questo è il sentimento condiviso dai 35 dottori rimasti ad Aleppo Est”.
Francisco coordina i progetti di MSF in Siria da gennaio 2015. Ha assistito al peggioramento della guerra nel Paese, con una portata di distruzione mai vista prima nella zona est di Aleppo, in particolare durante le ultime tre settimane. Da quando si è interrotta la tregua a settembre, l’intensità della campagna di bombardamento aereo, avviata dalle forze siriane e russe, minaccia di radere al suolo la zona assediata della città.
“Circa 250.000 persone sono sotto assedio, senza alcuna possibilità di essere aiutate o di fuggire” prosegue Francisco. “Prima sono state colpite le aree circostanti, poi le strade che portano in città, poi gli ospedali, le forniture idriche, i quartieri residenziali, i mezzi dei soccorritori. Stiamo parlando di una città sfinita da cinque anni di guerra, che non riceve aiuti da luglio ovvero da quando l’assedio è cominciato – una città che è stata distrutta, rasa al suolo, di fronte ai nostri occhi”.
Francisco parla dal sud della Turchia. La sua équipe è continuamente in contatto con gli otto ospedali supportati da MSF nella parte est di Aleppo. “Prima che l’assedio cominciasse inviavamo rifornimenti ogni tre mesi, ma non riuscivamo a coprire gli enormi bisogni, non senza l’aiuto di altri partner. Quando gli ospedali vengono danneggiati dai bombardamenti aerei – ci sono stati 23 attacchi solo negli ultimi quattro mesi –siamo in contatto giornaliero per capire l’entità dei danni e come possiamo aiutarli. Adesso loro hanno bisogno di tutto. Ci dicono ‘mandate tutto ciò che avete – garze sterili o non sterili – prenderemo tutto, abbiamo bisogno di tutto’. Ma in questa situazione noi non siamo in grado di aiutarli”.
L’est della città è totalmente sotto assedio da luglio, poco dopo la fine del mese del Ramadan. Alcuni dottori avevano colto l’occasione per accompagnare le proprie famiglie in Turchia durante il Ramadan e non sono stati più in grado di tornare. “Noi li vediamo qui in Turchia, è davvero difficile per loro” aggiunge Francisco. “Soffrono perché non possono tornare indietro ad aiutare – si sentono frustrati e impotenti. Molti medici, data la propria condizione economica, avrebbero potuto scappare dalla guerra molto tempo fa e trasferirsi in Turchia o in Europa ma hanno deciso di non farlo. Il loro grado di dedizione – verso le persone, verso il proprio lavoro, nei confronti degli ospedali e di Aleppo – è ammirevole, soprattutto se consideriamo che sia loro sia le famiglie affrontano la morte quotidianamente.
Da più di un anno l’équipe di MSF non può andare ad Aleppo e visitare gli ospedali supportati. “Ciò che è chiaro è che, nella maggior parte dei casi, abbiamo perso la capacità di aiutare” dichiara Francisco. Dall’inizio del conflitto, MSF non ha il permesso di lavorare nelle zone controllate dal governo ma è riuscita a operare in aree sotto il controllo dell’opposizione, comprese le zone rurali a nord e a est di Aleppo; a Maskan, tra Aleppo e il confine turco; e ad Al Salamah, dove gestisce un ospedale fornendo assistenza medica di base e di secondo livello.
MSF aiuta anche gli sfollati. Circa 100.000 persone sono state cacciate dalle proprie case dallo Stato Islamico, che spinge verso est, e dalle forze governative che spingono verso nord verso Azaz. Da quando l’esercito siriano ha preso Maskan e l’ospedale è stato danneggiato da un bombardamento, il raggio d’azione di MSF è diventato ancor più limitato. “Le persone intorno Maskan sono sfollate e abbiamo perso le possibilità d’accesso” spuega Francisco. “È difficile sapere quanti sfollati ci siano. Alcuni vanno verso Idlib, che ha più campi sfollati, ma molti vivono per strada e dormono sotto gli alberi”.
I residenti di Aleppo Est non hanno nemmeno la possibilità di fuggire, perché sono intrappolati in una città che impersonifica gli orrori della guerra siriana, dove vengono utilizzati tutti i tipi di armi letali. “Al tempo stesso ci giungono racconti degli attacchi dell’opposizione su Aleppo ovest” prosegue Francisco, “ma la portata della distruzione è così diversa che non possiamo fare un confronto”.
MSF chiede la fine della campagna di bombardamento aereo indiscriminato su Aleppo est, l’evacuazione dei feriti e dei malati, l’accesso degli aiuti umanitari e il rispetto del diritto della popolazione civile di scappare dalle zone di conflitto.
Ad Aleppo est sono rimasti solo 35 medici, compresi sei chirurghi, che stanno facendo molti turni visto che si spostano tra un ospedale rimasto e l’altro, sapendo che c’è un bisogno urgente delle loro capacità in ognuno di questi. “I medici che non possono tornare ad Aleppo, il nostro personale qui, tutti parlano delle persone e dei colleghi di Aleppo est con la stessa sofferenza” conclude Francisco. “Dicono:‘Loro soffrono lì, noi piangiamo qui’”.