Cosa ho capito del Referendum del prossimo 4 dicembre per
l’approvazione o meno delle riforme costituzionali approvate in diverse
letture dal Parlamento, specie quella pasticciata del senato della
Repubblica , – pur sempre una modalità di partecipazione democratica
dei cittadini – e della martellante campagna per il Sì messa in atto dal
Premier Renzi e che si prolungherà per ulteriori due mesi.
Al di là del merito delle riforme costituzionali sottoposte ai cittadini in
una contestata da alcuni scheda, in particolare quella del Senato che
diventa Senato delle autonomie territoriali, con un bizzarro sistema di
rappresentanza i cui rappresentanti non sono in prima battuta eletti dai
cittadini ma sono stati eletti in occasione di elezioni territoriali
precedenti (comunali e regionali), l’intensità della campagna per il Sì
promossa dal Premier Renzi e “compagni di merenda” cioè di governo, e
la sua accentuata “personalizzazione” specie sui media, svela a nostro
avviso che la vera posta in gioco di questa occasione referendaria è
assicurare e stabilizzare il “consenso” al Premier di governo Matteo
Renzi. Fin dall’inizio del suo mandato si è impegnato all’interno del
paese ed all’esterno in Europa a promuovere e realizzare un complesso di
riforme non solo costituzionali. Tradotto vuol dire la permanenza al
“potere” del fiorentino, – ottenuta senza una specifica elezione ma per
scelta del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – , e del suo
cerchio magico poco espressivo cioè parlante eccetto la “beata Elena
Boschi” ministra per le riforme.
Si può convenire che la campagna del sì e del no al Referendum,
secondo un’osservazione sprezzante del noto psichiatra Vittorino
Andreoli: “È una battaglia tra isterici convinti i che i problemi dell’Italia
siano legati alla definizione delle prerogative del Senato, mentre le
persone impoveriscono, perdono il lavoro o non lo trovano mai”.
Secondo il ragionamento da noi proposto, l’operazione Referendum non
riguarda primariamente una materia costituzionale secondo un testo
approvato dal Parlamento, ma la continuità della premiership al governo
ed alla segreteria del PD di Renzi , avversata dalla minoranza dei “sua” e
dell’opposizione. Bisogna riconoscere che il Nostro si avvale di una
indubbia capacità di “comunicazione politica” – manipolando con abilità
retorica dati ed argomenti a sostegno delle proprie tesi con toni anche
mordaci – che si avvale di alcuni mantra (Sono trent’ anni che queste
riforme non sono state fatte, l’ Italia riparte, da queste riforme dipende il
futuro del paese per i prossimi vent’anni) così da vendere il suo
prodotto, non dico taroccato, ma come decisivo per il futuro del paese. O
del politico Renzi? Spogliata dalla retorica e contesa tra gli opposti
sostenitori del Sì e del No, non appare infondata la previsione del
Financial Times << La riforma non farà molto per migliorare la qualità
del governo e della politica>>.
L’invito rivolto dalla Conferenza Episcopale Italiana ai cittadini a
volersi responsabilmente informare per votare alla data del Referendum,
riguarda tutto il pacchetto, non solo il tenore costituzionale dei testi
proposti, ma anche “l’uso politico” da parte del Premier e della sua
maggioranza. Forse bisognerebbe discutere maggiormente dei problemi
che interessano i cittadini (lavoro, scuola, sanità, sicurezza), non
agitando come talismano risolutivo dei problemi del paese una riforma
costituzionale discutibile affidata al giudizio dei cittadini che andranno a
votare.
Votiamo Sì o No?