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SORRENTINO:”COMMEDIA IN DUE ATTI TRAGICOMICA DELLE POLITICHE SOCIALI IN CAMPANIA.”

SIGNORI SI VA IN SCENA
E si, si va in scena, anche quest’anno si replica lo stesso spettacolo farsa, con gli stessi
autori, con interpreti nuovi certo, ma con lo stesso copione, le stesse scenografie, lo
stesso cliché.
Il titolo, non me ne voglia Benigni e senza scomodare Troisi, “Non ci resta che
piangere”.
Commedia in due atti tragicomica.
Cari concittadini non parliamo della stagione teatrale partita di recente, ma della farsa
della programmazione sociale regionale e locale.
Autori: governo, regione e comuni; direzione Regione Campania; attori comici gli
assessori alle politiche sociali regionali e locali; spalle egregie i funzionari e dirigenti
regionali e locali; comparse i cittadini e il terzo settore.
Si ci siamo proprio tutti, con ruoli e pesi diversi, ma ci siamo tutti.
La trama, scontata è obsoleta, di una commedia in due atti, si descrive con poco.
Primo atto “viaggio nel tempo”. A memoria e copia del film cult di Benigni e Troisi, si
torna indietro nel tempo. Ma come, direte voi, quella è una finzione, noi stiamo
parlando della realtà e della coesione sociale delle nostre comunità. Invece nulla è
impossibile per la politica e la burocrazia.
Infatti noi stiamo oggi, novembre 2016, PROGRAMMANDO E PIANIFICANDO i servizi
e le attività sociali per i cittadini Campani, quelli più fragili e non, che devono, o
dovremmo dire “dovevano” partire a gennaio del 2016. Siamo tornati indietro a
novembre del 2015 o cosa?
Niente di tutto ciò, solamente che stiamo assolvendo ad una funzione burocratica di
programmazione sociale prevista dalle norme nazionali e regionali, senza interrogarsi
sulla efficacia e sulla utilità di questa cosa.
Cronologia: fine 2015 la regione pubblica il piano sociale triennale, entro dicembre
2015 i comuni, ovvero gli uffici dei piani sociali di zona, devono predisporre la
programmazione delle attività della prima annualità (ndr 2016). Per far ciò la regione
deve comunicare le linee guida e il riparto delle risorse regionali e nazionali per zona.
A gennaio quindi tutti pronti per partire, ovvero per continuare a garantire i servizi
per i cittadini.
Invece la regione, prima dell’estate 2016, comunica l’imminente emanazione delle
linee guida e del sistema informatico (ndr SIS), utile per presentare i piani sociali locali.
Passa l’estate, viene l’autunno e solo poco prima dell’inverno si dà il semaforo verde
per programmare il 2106.
Ma quest’anno non termina tra poco? Non dovremmo preoccuparci di cosa succederà
nel 2017? E i servizi del 2016 partiranno solo ora o cosa?
Questi sono i presupposti della trama della commedia farsa. Queste sono le domande
che con suspense, verranno affrontate durante il primo atto dello spettacolo.

Me senza assistere al secondo atto non potremo arrivare a conoscere la fine.
Allora ecco che si materializza un’altra comica scena. Questa volta appaiono le
comparse, finora assenti nel primo atto.
Qui si tenta in maniera farsesca di rappresentare quello che nelle norme e nelle
pratiche reali si chiama “CONCERTAZIONE”. Continuando sulla sottile fil rouge, che
attraversa tutta la commedia, si approccia in maniera burocratica, con un mero
adempimento formale, una delle pratiche più nobili della condivisione sociale: quella
della partecipazione collettiva.
I comuni, ovvero sempre gli uffici di piano, convocano formalmente, in UNA riunione
che dura la massimo due ore, le cosiddette “PARTI SOCIALI” per concertare e
condividere la programmazione dei servizi per l’anno già trascorso.
Il massimo della farsa, con una sottile strategia comica fondata sulla presa in giro dei
cittadini e delle loro forme di organizzazione civile.
Il bello che poi si partecipa da comparse a questa farsa, con una scena che ricorda il
film di Vittorio de Sica L’ORO DI NAPOLI, la ricordate, quella del funerale del Bambino
che attraversa via Caracciolo, con la mamma in lutto che sparge confetti e gli scugnizzi
che fanno a gara per raccoglierne quanti più possibili. Ecco il terzo settore, la società
civile, i cittadini, che partecipano come comparse alla commedia, altro non fanno che
interpretare gli scugnizzi di L’ORO DI NAPOLI.
“Cari ci vediamo per vedere cosa si poteva fare e non abbiamo fatto in modo da dire
che il NON FATTO l’abbiamo almeno condiviso?”
Pensate che il Comune di Napoli, capoluogo di regione, non solo geografico, ma
sociale, economico e politico, convoca le PARTI per concertare i servizi da erogare che
ha già tagliato e non realizzato.
Finale della commedia farsa: “e vissero tutti felici e contenti”. Regione e comuni,
perché hanno adempiuto, almeno formalmente ad un atto dovuto. I cittadini e il terzo
settore perché almeno hanno avuto l’impressone di partecipare, seppur da comparse,
allo spettacolo.
Però, miei cari, non stiamo scherzando, qui non si tratta di ridere assistendo ad un
comico spettacolo per trascorrere alcune ore in allegria. Qui stiamo parlando della
vita delle persone, quelle reali, quelle che confidano sul sostegno della società in cui
vivono per affrontare le difficoltà della vita quotidiana, sperando su una migliore
qualità della vita.
E per questo che uscendo dal teatro dove ho partecipato come comparsa, mi rimane
l’amaro in bocca. Come se dopo aver riso, il ricordo delle scene, mi fa riflettere e
pensare quanto la finzione comica ricalca le realtà.
E allora almeno io non parteciperò più come comparsa a questo TRISTE comico
spettacolo.
Ma nel pubblico proverò a fischiare gli attori in scena, sperando che si avvedano delle
loro responsabilità e provino a cambiarlo questo copione.

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