Prima di salire sul palco,a Firenze, Salvini si è detto pronto a candidarsi a premier. “Se chiedono ci sono, non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure. Coraggio, idee e squadra non ci mancano. Non abbiamo paura, oggi comincia una lunga marcia”, ha dichiarato a margine della manifestazione. “La lezione di Trump e del libero voto degli americani è che si può vincere contro tutto e contro tutti, banchieri, lobbisti, giornalisti, cantanti”, ha aggiunto il segretario della Lega Nord. Salvini ha sottolineato che il leader del centrodestra “lo decidono i cittadini”,e lancia la sfida a Forza Italia.
Scende la notte di Firenze, le due destre in campo,esplode Forza Italia, convocato d’urgenza Toti. Dietro il braccio di ferro un modello che non regge più. “Il “divorzio di Firenze ” avviene in piazza. E intanto lo stesso giorno Stefano Parisi risveglia l’orgoglio degli azzurri, riprende i temi dell’intervista di Berlusconi al Corriere della Sera:l’anima moderata, liberale, centro e non di destra del suo partito ed è categorico:”Non siamo la roba di Firenze.”
Con Parisi il punto di riferimento di FI è il popolarismo e non il populismo,rimette ordine,con un tono un pò saccente ed aristocratico,in affanni ed eccessi degli eredi di Silvio Berlusconi. Così giusto un anno dopo la piazza di Bologna,quella della riconciliazione tra Salvini,Meloni eBerlusconi, ecco la piazza di Firenze, quella del divorzio.
Matteo “l’americano” vuole fare il Premier,ripiega la felpa e mette la giacca. Il “Matteo giusto”,come lo chiama il governatore Roberto Maroni, spara a pallettoni contro coloro che nel centrodestra hanno nostalgia dei governi tecnici,degli inciuci del Nazareno. E bordate al colle se prepara un Renzi bis o un governo tecnico.
Salvini,però,a dispetto delle premesse,non rompe definitivamente con Forza Italia. In piazza santa Croce,a Firenze sul palco con lui ci sono Giovanni Toti,Daniela Santanchè e,a sorpresa,Licia Ronzulli,assai vicina a Berlusconi e da sempre “sherpa” per i rapporti con la Lega.
A rovinare la festa di Firenze è arrivato lo sgambetto di Padova ad opera di due consiglieri forzisti, determinanti nella sfiducia al sindaco leghista.
Il necrologio per Parisi è arrivato da Gasparri.” Parisi ha insultato tanti senatori che macinano chilometri da anni e anni,sono tantissimi,ma sempre meno dei caffè che lui ha servito ai potenti.”
Comunque,nonostante le divisioni,è un errore illudersi che la destra,o il centrodestra non conti più niente nel nostro Paese.