Si sta svolgendo a Verona, è iniziata ieri e terminerà nel pomeriggio di oggi, la rassegna Job Orienta 2016, il cui filo conduttore in questa occasione è Imparare lavorando in Italia si può, al fine di valorizzare modalità formative che, anche attraverso attività lavorative sul campo, possano accorciare i tempi d’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. A questo evento partecipano 500 realtà del mondo della scuola, dell’università e del lavoro. Tra queste scuole è presente il Liceo Mazzini di Napoli che ha contribuito alla manifestazione, portando la propria esperienza nel campo del contrasto alla dispersione scolastica con le testimonianze del progetto F3 FSE04 POR Campania 2007-2013 dal titolo La scuola che vogliamo, realizzato in rete con il V C.D. Montale di Scampia, la S.M.S. Belvedere, ed in partenariato con diverse associazioni territoriali, nonché con il Comune di Napoli e la V e la II Municipalità. Il progetto ha coinvolto 160 allievi per 660 ore complessive di attività. “Siamo impressionati dal numero elevatissimo delle realtà presenti negli stand” ci spiega la prof.ssa Ludovica Locci, presente all’evento in rappresentanza del liceo Mazzini “ci sono moltissime realtà del mondo del lavoro, ci sono tutte le forze armate, la Croce Rossa, ci sono anche stand di ITS, Istruzione Tecnica Superiore, con figure tecniche professionali che vanno dal mondo della meccatronica al mondo della sanità, delle biotecnologie. Quindi per i ragazzi che vengono qui c’è un ampissimo ventaglio di possibilità di mettersi in contatto con realtà che poi potranno rappresentare la loro scelta futura. Assieme a un atro circolo didattico siamo le uniche realtà napoletane, poi sono presenti altre realtà meridionali. Prima i Pon, Programma Operativo Nazionale, erano diretti solo alle regioni obiettivo, da quest’anno potranno partecipare ai fondi europei tutte le scuole italiane. Abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto anche con la realtà delle scuole locali, i nostri ragazzi hanno interagito con quelli delle altre scuole, e questo dimostra che quando ci sono progettualità da mettere in campo i ragazzi rispondono sempre, sia per quel che riguarda le eccellenze, sia per i ragazzi che hanno qualche problematica, c’è sempre una risposta positiva. Abbiamo ricevuto la visita di una funzionaria del ministero, la dott.ssa Bono, che si è molto complimentata con noi, e le abbiamo trasmesso una problematica che abbiamo rilevato, cioè che dopo la realizzazione di questi progetti non c’è una continuità nel portare avanti le attività messe in campo e che dovrebbero avere poi la possibilità di rimanere nel territorio e di poter essere fruibili dai ragazzi degli anni successivi. Il progetto che è stato portato avanti serve non tanto per il lavoro, ma per quel che riguarda la motivazione, il rapporto con la scuola, la capacità di relazionarsi con il mondo del lavoro. La maggioranza dei nostri ragazzi intende continuare gli studi con l’università, ma uno di loro che invece non vuole continuare gli studi è rimasto attratto dalle possibilità che possono offrirgli le forze armate. Più in generale è importante la possibilità di relazionarsi con un pubblico, anche la realizzazione dei prodotti finali del progetto ha messo in campo delle abilità informatiche, sono stati realizzati video, PowerPoint che potranno tornare utili in qualsiasi attività lavorativa”. Claudio Pezzuto, uno degli organizzatori, ci spiega che “siamo finanziati dalla comunità europea, il Job&Orienta è nato per pubblicizzare le attività del fondo sociale europeo, la Comunità Europea ha molto interesse che i cittadini europei, nel nostro caso italiani, conoscano come la Comunità Europea utilizza i fondi strutturali. Con i soldi che abbiamo ricevuto dalla Comunità Europea abbiamo realizzato questi progetti, per cui ogni anno il ministero individua delle tematiche diverse e invita le scuole che si sono distinte: vengono a nostre spese, coperte di tutto, negli stand che allestiscono mostrano quello che hanno realizzato con i soldi della comunità. Con i fondi europei realizziamo anche degli stage all’estero, due anni fa un’azienda del settore audiovisivo fece uno stage a Londra con 15 studenti e tre di loro furono assunti, e ora sono ancora in Inghilterra. È chiaro quindi che questi progetti sono orientati anche a mettere in contatto gli studenti con le aziende. Purtroppo nel sud è più difficile realizzare stage perché le aziende che si mettono a disposizione cercano contributi, al nord è diverso, c’è grande richiesta di ragazzi, c’è più domanda”.
Raimondo E. Casaceli