UNA TESI SUL FEMMINICIDIO
Siamo arrivati ad oggi ad un numero di casi accertati pari a 116 Vittime, uccise da mariti, fidanzati, compagni violenti, i quali considerano la donna come oggetto di possesso che, se perduto, scaturisce in loro il desiderio di vendetta. Nonostante, le statistiche Istat riportano che nel 2016 c’è stata una riduzione del 2% dei casi, ogni tre giorni, purtroppo, si continua a registrare una vittima. A cosa si riferiscono questi numeri? Ad una piaga sociale? Ad un fenomeno complesso? Di certo sono lo specchio di una degenerazione dei rapporti interpersonali, che si può contrastare prima di tutto attraverso l’educazione.
Accanto al femminicidio si accostano vari tipi di violenze, come la violenza domestica o quella nascoste. Fortunatamente la legislatura è intervenuta recentemente col decreto legge 93/2013 emanato dal governo e convertito in legge n 119 del 15 ottobre del 2013, rinominata “Legge sul Femminicidio”, che con la legge sullo stalking n°38 /2009, segna un importante traguardo in ambito giuridico per la difesa delle donne vittime di violenza. In precedenza il consiglio d Europa era già intervenuto in questo ambito, dando vita alla cosiddetta Convenzione di Istanbul” che però mancava di uno specifico dispositivo normativo in materia.
L’oggetto di studio della mia tesi tratta dei limiti e valori della comunicazione riguardanti questo fenomeno. Ho voluto mettere in evidenza nel primo capitolo un approfondimento teorico sulla definizione di femminicidio come una definizione di violenza generale e di recente coniazione. Il secondo capitolo verte, invece, sul riconoscimento giuridico internazionale e nazionale del fenomeno in esame. Nel terzo capitolo tratto del linguaggio come mezzo di divulgazione di notizie e su come influisce su quest’ultime. Nel 4 capitolo riporto tutti i dati riguardanti il fenomeno ed infine ho condotto un’analisi riguardante i casi di femminicidio riportati sul Mattino cartaceo e sul Mattino.it. Ma su questo ci ritorneremo in seguito.
Inoltre ho voluto sottolineare l’importanza dei centri Antiviolenza come luoghi di consulenza, sostegno e accoglienza delle donne vittime di violenza, infatti proprio il 24 novembre di quest’anno la conferenza Stato regione ha dato via libera ad un fondo di 31 milioni da destinare ai 30 centri presenti in Campania.
È giusto ora fare un quadro riguardante il femminicidio, che non può essere considerato come un fenomeno nuovo nella collettività ma può essere riconosciuto tale in qualità di oggetto di studio e di ricerca sociologica e di lotta per il suo contrasto socialmente legittimato.
Il neologismo femminicidio è stato coniato nel 2001 sollevando il problema della violenza sulle donne in modalità mai discussa prima: sui giornale, in televisione, tramite internet e all’interno degli organi legiferanti. Nonostante, quindi, l’argomento abbia acquisito una meritata rilevanza, si parla di un uso distorto del linguaggio infatti i media usano così liberamente la parola femminicidio per fare notizia su qualcosa che c’è sempre stato e c’è il rischio che, come accade per tutte le cose che fanno notizia, la notizia stessa venga dimenticata e ciò che resta è il termine inteso come “voce dei media”. Quindi, anche la mancanza di una corretta comunicazione giornalistica dei fatti di femminicidio non aiuta la società a liberarsi da questo male, anzi, sostiene una cultura che non riconosce piena libertà al soggetto femminile. Il linguaggio utilizzato dai mezzi di comunicazione riduce, infatti, la complessità del fenomeno, non mettendo in evidenzia il parametro asimmetrico che c’è tra l’uomo e la donna ma si LIMITA a riportare questi casi esclusivamente come “un racconto del fatto dal punto di vista del carnefice. È giusto per questo riprendere uno dei concetti di Carla Bertolo, dove afferma che nella comunicazione sociale è necessario individuare tre obiettivi principali da rivolgere alla società:
Sensibilizzare; Diffondere maggiore conoscenza; Sostenere un cambiamento.
Per ottenere ciò, è necessario intervenire nei vari livelli della realtà che Goffman chiama semplicemente frame.
Durante l’analisi materiale che ho condotto, leggendo e confrontando “IL Mattino” cartaceo e il mattino online per tutto il mese di Marzo 2016, ho riscontrato 9 articoli che riportano casi di cronaca nera sul femminicidio sul giornale cartaceo, mentre attraverso “ilMattino.it” ho riscontrato circa 30 articoli. Si parla quindi di una media di un articolo al giorno. Infatti mentre il giornale cartaceo deve attenersi a delle regole gerarchiche più restrittive come la tecnica dello Scarto, online invece vengono riportati articoli che risultano subito vecchi poiché si aggiornano continuamente. E mentre sul giornale cartaceo ci si sofferma più sulle azioni del carnefice, online gli articoli tornano spesso sul vissuto della vittima, attirando di più il lettore, sviluppando in questo modo la morbosità del lettore di conoscere fatti e dati.
Silvana Sirica