Dopo l’attentato di Capodanno a Istanbul «l’attenzione rimane altissima, ma il livello della minaccia non cambia per l’Italia». È quanto è emerso al termine di un vertice al Viminale tra il ministro dell’Interno Marco Minniti e i responsabili delle Forze di polizia e dei Servizi di Intelligence. Una riunione convocata proprio per un aggiornamento sulla minaccia terroristica che viene fronteggiata con l’impiego di «un dispositivo di sicurezza – spiegano al ministero – fondato, da un lato, su un intensa attività di intelligence per interventi di prevenzione e, dall’altro, sul controllo del territorio, con il coinvolgimento di tutte le forze in campo».
Il Casa (Comitato di Analisi Strategico Antiterrorismo) è riunito permanentemente con «l’obiettivo – sottolineano al
Viminale – di garantire, anche in questi giorni di festa, il massimo impegno per la sicurezza e la tranquillità degli
italiani». In realtà sono moltissime, e provenienti da più parti, le segnalazioni arrivate al Casa e agli organismi di intelligence e di polizia in questi giorni. Numerosi gli ‘alert’ diramati per informare in tempo reale gli uffici di frontiera, chi vigila su aeroporti e ferrovie, e i comandi delle forze dell’ordine sul territorio.
Nella ridda di allarmi, uno datato 1 gennaio fa riferimento alla possibilità di attentati con l’uso di droni. In un alert diramato da un Comando di polizia di frontiera del Friuli Venezia Giulia alle stazioni di confine, infatti, viene raccomandata la “massima attenzione e cautela nei servizi di vigilanza” a causa di “un possibile attacco terroristico di matrice islamica” che potrebbe essere compiuto, appunto, “anche con l’impiego di droni nonchè di autovetture” rubate. L’alert, che sarebbe nato da attività tecniche compiute nell’ambito di un’indagine, sarebbe stato ricevuto anche a Milano e, secondo indiscrezioni, sarebbe stato diffuso a tutti i commissariati cittadini e alle specialità come Polfer, Polaria e Polizia scientifica.
Su intercettazioni e monitoraggi le forze di polizia stanno producendo il massimo sforzo già dal 23 dicembre, quando nel conflitto a fuoco con una pattuglia della Polizia a Sesto San Giovanni, è stato ucciso Anis Amri, il tunisino ritenuto autore della strage di Berlino, bloccato dopo aver scorrazzato per mezza Europa.