Ercolano: solo il nome evoca tutto un fascino, una dimensione, un mondo lontano, ricco di storia e di archeologia, di passato e di arte, eppure del tutto vicino e immerso nella cittadina di oggi alle pendici del Vesuvio. Seppellita sotto una coltre di cenere e lapilli a causa dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., insieme alle città di Pompei, Oplonti e Stabiae, l’antica Ercolano fu portata alla luce per pura casualità soltanto nel 1709 per via di alcuni lavori legati alla realizzazione di un pozzo; successivamente le indagini archeologiche hanno subito molti periodi di pausa e di ripresa, fino poi a giungere con un vero e proprio scavo sistematico condotto dall’archeologo Amedeo Maiuri nel 1927. Oggi la città di Ercolano, assieme alle rovine di Pompei e Oplonti, fa parte della lista dei siti archeologici campani del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Basti pensare che solo nel 2013 Ercolano è stato il sito archeologico italiano statale più visitato: le stime del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali contano circa 330mila visitatori per un introito lordo di ben 1.680.954,90 euro. Fu durante l’età augustea che la città godette di alcuni lavori urbanistici di ripristino con la costruzione di nuovi edifici pubblici, quali le Terme Suburbane e Centrali, la Palestra, il Teatro, l’acquedotto con una serie di fontane grazie anche all’aiuto del tribuno Balbo: nel periodo di massimo splendore Ercolano contava più di 4mila abitanti; poi a causa del terremoto del 62 venne gravemente danneggiata e l’imperatore Vespasiano dovette infatti correre ai ripari, finanziando alcuni lavori di restauro per la Basilica e il tempio. Grazie agli scritti di Plinio il Giovane sappiamo che anche Ercolano subì l’eruzione del Vesuvio del 79, che la distrusse; minore rispetto a Pompei, fu la quantità di cenere e lapilli che la minacciò con varie colate piroclastiche, finché la città non venne totalmente ricoperta da una vera e propria valanga di fango, che indurendosi nel tempo creò strati e strati di tufo, spessi sino a 15 metri; è grazie a questa roccia magmatica che però abbiamo testimonianze del passato e della civiltà di Ercolano, in quanto gli edifici ma anche gli oggetti in legno e i cibi, si sono conservati nel tempo, trasformando Ercolano in un vero e proprio museo a cielo aperto. Visitando Ercolano ,i turisti potranno provare il privilegio di scoprire il fascino dell’antico, un teletrasporto tra le strade, le ville, le pitture, gli usi e i costumi del popolo romano, immergendosi completamente nella suggestiva atmosfera dell’antica città. Ciò che più affascina di Ercolano sono i resti delle piccole ville, come quella dei “Papiri” (chiamata così per il ritrovamento dei famosi Papiri ercolanensi), che seppur per uso stagionale, erano decorate in modo sfarzoso e raffinato, impreziosite con portici e colonne in laterizio, funzionali anche per una misura anti-sismica, in modo tale da rinforzare le facciate delle case, dei ballatoi e balconi; altra peculiarità di Ercolano era l’assenza nell’atrio dell’impluvium che serviva a convogliare l’acqua piovana, poiché ogni casa era dotata di un suo pozzo privato collegato alla rete idrica del Serino.