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LA CAMORRA USA ANCHE I BAMBINI PER CONFEZIONARE E SPACCIARE DROGA, INDIGNARSI NON BASTA

Dalle indagini della procura di Napoli è emerso che un clan camorristico usava i bambini per spacciare e confezionare la droga. Quali sono le soluzioni per tenere al riparo l’infanzia da questi fenomeni? Per far sì che i bambini facciano solo i bambini? “A Napoli mancano politiche per l’infanzia, politiche serie e che abbiano effetto sul territorio. Effetto immediato. Per Roberto Saviano l’evidenza che ci siano bambini impegnati nel confezionamento di dosi di coca e nello spaccio impone la fine di ogni speculazione e l’inizio di lavoro serio. È evidente che quanto fatto sino a ora è troppo poco, è evidente che non può tutto essere demandato al volontariato. A Napoli la scuola deve cambiare: è l’unica soluzione per arginare lo strapotere dei clan che arruolano bambini piccolissimi, che consapevolmente decidono di fare carriera. Non vedono alternative, non hanno alternative. La deputata piddina Valeria Valente ritiene che ciò dimostra che le organizzazioni camorristiche hanno compiuto un pericoloso salto di qualità nella capacità di penetrare nel tessuto sociale di Napoli. Non possiamo far finta di nulla. Non dobbiamo voltare lo sguardo altrove e illuderci che parlando e rappresentando solo le cose positive, che pure esistono, per incanto scompaia il male dalla nostra città. Pessimista lo scrittore Diego De Silva sulle pagine del Mattino: bisogna fare in modo che a questo esercito di soldatini, manovali e manifatturieri di camorra arrivi il suono di una voce chiara e forte che dica: «Esci dallo stato in cui ti trovi, non è questo lo stato che ti spettava. Per te c’era di meglio, vai e riprenditelo». Ma questo, ovviamente, sarebbe lavoro della politica. E se la politica non fa questo, se non scommette su investimenti culturali poderosi, se non si attrezza a combattere questa battaglia civile con la stessa dedizione che userebbe per allestire una città per ospitare un’olimpiade, allora si limiterà ad amministrare l’ordinario (male, peraltro) e a mandare qualcuno dei suoi (non necessariamente i migliori) a fare un po’ di telepromozione nei talk show.

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