Tutte le volte in cui il “pibe de oro”, che Diego Armando Marandona torna in città è sempre un favoloso tripudio…
Si riscoprono atmosfere lontane nel tempo. Ci (ri)sente “vivi” in una terra che è sì bellissima, ma che sembra sempre assuefatta a sé stessa ed alla propriO, ultracentenario immobilismo.
Napoli ha un’immagine negativa per troppe cose, purtroppo… Per i sindaci chiacchieroni e per i politici collusi o venduti (e di tutti i “colori”, purtroppo). Per la malavita opprimente. Per un “campare alla giornata” che fa a cazzotti coi progetti seri e di lunga durata. Per un disordine “sistematicamente disordinato”.
Capisco che Maradona possa non piacere (e per tanti motivi): in fondo, in campo faceva faville ma nella vita privata ne ha combinate (sempre) di tutti i colori. Non me la sento di “giudicarlo” per quello, però! Da Napoletano, rispetto a quello che ha fatto quando ha vissuto e lavorato a Napoli (ma che ha anche ricevuto da un popolo che gli ha voluto bene) posso soltanto tirare le somme…
De Magistris, per esempio, ha elargito la cittadinanza onoraria a personaggi assurdi, ivi compresi dei palestinesi macchiatisi di crimini indegni. Maradona, almeno calcisticamente parlando, il riconoscimento se l’è meritato!
Immagino che visto da fuori possa non comprendersi fino in fondo il senso e la portata della sua permanenza nella squadra cittadina ed il suo rapporto con la gente, ma “il dado è tratto”, ed al di là di qualsivoglia, onanistica visione.
Maradona ha regalato gioie ed anche sogni. Tantissimi scugnizzi, proprio grazie al suo esempio calcistico, hanno perseguito l’ideale dello sport anziché perdersi nel mondo della malavita. Hanno immaginato di poter diventare grandi. Hanno creduto di potercela fare, e molti di loro ce l’hanno anche fatta, veramente. Ma forse devi essere nato a Scampia o nei quartieri popolari di Napoli per capirlo fino in fondo.
Io sono nato e cresciuto proprio in uno di quei quartieri. Papà, barbiere, prima; guardia giurata, poi. Mamma, casalinga. Se mi fossi fermato a quel che il quartiere propinava, sarei diventato un barista (o cosa similare) e lo dico con tutto il rispetto per chi svolge quel lavoro con onestà ed impegno, magari alzandosi alle 4.00 del mattino e lavorando 12 ore al giorno… Guardavo oltre, però…
Certo, non era Maradona il mio riferimento: ne avevo di altri. Per molti dei miei amici, però – che diversamente si sarebbero persi – proprio “Dieguito” è stato un esempio. Il caso del “povero” che ce l’ha fatta. Dello “scugnizzo delle favelas” che ha conquistato l’intero “mondo calcistico”. Una piccola fiaba “postumamente” offuscata (ma non scalfita: perché anche quegli errori hanno insegnato qualcosa agli scugnizzi) dalla sua vita privata…
Un uomo non è mai soltanto “male” o “bene”: è sempre qualcosa di ampio e complesso. Proprio per questo evito di “giudicare”: al massimo valuto e ragiono sui fatti (ma questo è “un problema mio”, nel caso). Certo: l’ideale sarebbe che non accadesse mai. Ma gli uomini, nella vita, cadono. In certi casi lo fanno anche rovinosamente. L’importante è sapersi rialzare. Chiedere scusa. Rifarsi… Nella “due giorni cittadina” mi aspettavo che “Dieguito” dicesse qualcosa di importante; che desse il senso di una progressione personale; che desse un segnale anche “ultra-sportivo” ed il “goal” (per la verità) è arrivato “subito”, quasi come contro la Juventus allorquando, nel calciare una punizione con barriera fin troppo vicina al pallone, invitò tutti compagni alla calma, aggiungendo: “tanto gli faccio goal comunque”…
Dal palco del Teatro San Carlo, driblando tra un ricordo e l’altro, “Diego” ha lanciato il suo invito; la sua esortazione; il “suo messaggio” diretto… «Ai ragazzi dico: non prendete la droga, non sparate. I ragazzi dell’Orchestra della Sanità sono l’esempio più grande: loro hanno vinto come ho vinto io. So che Napoli ce la farà, lottando».
Forse, mi sa che aveva ragione Pino Daniele: “Masaniello (inteso come spinta propulsiva alla libertà; come affrancazione dalla miseria intellettuale, etica ed anche economica; come possibilità di (ri)emergere: le “lotte di classe” lasciamole alla storia) è crisciuto. Masaniello è tornato”… Napoli, ed in Napoletani, possono farcela, a condizione di ritrovere passione, convinzione, senso del dovere e del “dover essere”. Un amore sincero, “viscerale”, dirompente, appassionante e progetti concreti. Voglia di emergere… Anche quando “fuori nevica”…