La sentenza è molto attesa dai partiti, innanzitutto da quelle forze politiche – M5S, Lega e Pd in testa – che sin dall’indomani dell’esito del referendum costituzionale hanno invocato un veloce ritorno alle urne. Va sottolineato, tuttavia, che per conoscere le motivazioni della sentenza della Consulta sull’Italicum si dovranno attendere ulteriori giorni. Motivazioni che saranno fondamentali per la scelta del nuovo sistema di voto e, di conseguenza, per la ricerca di alleanze e di intese trasversali.
Gli scenari sono tutti aperti e il clima che si respira nella vigilia sulla Consulta è elettrico: tutti gli occhi sono puntati sui giudici che tra stasera e mercoledì mattina si pronunceranno sulla legge elettorale votata con tre letture successive e approvata in via definitiva dalla Camera il 4 maggio del 2015.
”Certo è che questa Consulta è ben diversa da quella che si è pronunciata sul Porcellum, nel 2014, ed ha, per così dire, una cultura giuridica più favorevole al maggioritario”: ragiona così più di un parlamentare. Ed ecco perché l’ipotesi che prende quota a poche ore dal verdetto è quella di una limatura “soft” dell’Italicum.
Secondo questo scenario l’impianto della legge rimarrebbe in piedi seppure con qualche aggiustamento: sul ballottaggio che potrebbe essere eliminato ma anche ancorato a una soglia minima di voti, sui capilista bloccati che potrebbero essere eliminati per garantire il principio già sancito dalla precedente sentenza sul Porcellum dell’esercizio pieno dei cittadini nel diritto di voto e anche sull’opzione capolista che si candida e vince in più collegi, che sarebbe da superare.
Quella che uscirebbe dalla Consulta potrebbe essere, così, una sentenza dalla forza autoapplicativa. Con alcune linee guida fornite al Parlamento per consentire di legiferare in tempi brevi e su questioni circoscritte, come la doppia preferenza di genere.
Intanto sono tornati sulla scena in attesa della decisione della Consulta sulla legge elettorale attesa per domani: Felice Besostri, Claudio Tani e Aldo Bozzi. A cui si agginge anche Giuseppe Bozzi. Ovvero il terzetto di avvocati, divenuto nel frattempo un quartetto, che, dopo sette anni di battaglie, riuscirono nel 2014 a far cancellare dalla Corte costituzionale il famigerato Porcellum. E che ora puntano a impallinare anche l’Italicum. “La nostra richiesta nuova e forte è che la Consulta domani proclami l’autorimessione dell’Italicum, ossia la dichiarazione di incostituzionalità completa” dice Besostri, coordinatore dei 22 ricorsi contro la legge elettorale per la sola Camera voluta dal governo. E capo del Coordinamento per la Democrazia costituzionale, network di associazioni, comitati e giuristi che aveva deciso di intraprendere in parallelo anche la via del referendum abrogativo, poi saltato per mancanza delle 500mila firme necessarie.