Cultura

NAPOLI , IL MUSEO DI PALEONTOLOGIA

Il Museo di Paleontologia realizzato tra il 1567 e il 1595, è considerato uno dei luoghi più belli e delle dimore più “sontuose” della caratteristica architettura claustrale napoletana. Nelle sale del Museo si possono ammirare pavimenti maiolicati di straordinario pregio. Notevole per lo stato di conservazione, il pavimento, ancora oggi nella collocazione originaria, della “Stanza grande del Capitolo” diventata “Sala del Dinosauro”. Istituito nel 1932 il Museo di Paleontologia raccolse le Collezioni che erano state acquistate, sin dai primi dell’ottocento, da Matteo Tondi e Arcangelo Scacchi, direttori del Real Museo Mineralogico ed i reperti acquistati da Guglielmo Guiscardi e da Francesco Bassani, direttori del Museo di Geologia. Geremia D’Erasmo, allievo di Francesco Bassani, fu il primo direttore del Museo di Paleontologia che curò con impegno incondizionato, incrementando notevolmente il numero dei reperti. Fu grazie, infatti, alle raccolte derivanti dalle attività di studio dei ricercatori dell’Istituto di Geologia, Geografia Fisica e Paleontologia che, intorno agli anni sessanta, il Museo poté annoverare circa 18.000 reperti. Il Museo di Paleontologia, seppur di recente istituzione, ha subito vari dissesti che hanno causato gravi danni alle Collezioni. Ricordiamo, fra tutti, la bomba incendiaria caduta nella notte dell’otto novembre del 1941 che distrusse parte della raccolta dei pesci deII’Eocene di Bolca e del Miocene della provincia di Lecce. Le collezioni paleontologiche del Museo sono il frutto di una serie di raccolte, acquisizioni e scambi che hanno progressivamente favorito l’incremento, nel corso di quasi due secoli, del numero degli esemplari che attualmente è stimato essere superiore ai 50.000 reperti. Parte del patrimonio paleontologico attuale risale ai primi anni del 1800 quando, a seguito dell’istituzione del Real Museo Mineralogico, vennero introdotti nel Museo, per opera di Matteo Tondi ed Arcangelo Scacchi, non solo campioni di minerali e rocce, ma anche campioni di interesse paleontologico. Tra le raccolte di fossili provenienti dal Real Museo Mineralogico, figuravano quelle frutto di ricerche condotte in Puglia (molluschi delle argille plioceniche di Gravina, raccolte da Scacchi), in Calabria, in svariate zone dell’Italia meridionale (molluschi dell’Isola d’Ischia e del M. te Somma) e quelle acquistate presso rinomate istituzioni scientifiche dell’epoca. Tra i vertebrati erano già presenti tre esemplari di grandi rettili marini (Ittiosauri) del Lias del Württemberg, acquistati tra il 1841 ed il 1861. A questi si aggiunsero, a partire dal 1861, le collezioni di notevolissimo valore scientifico riunite ad opera dei numerosi studiosi che lavorarono presso l’Istituto di Geologia e che nel 1932 furono cedute al Museo di Paleontologia. L’evento più importante, per l’incremento del patrimonio museale fu quando, negli anni tra il 1861 ed il 1873, l’allora Museo di Geologia riuscì ad acquistare la Collezione del naturalista Oronzio Gabriele Costa, rappresentata da una preziosa raccolta di fossili provenienti da diverse località dell’Italia centro-meridionale.

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