“In privato Salvini mi abbraccia, dice che ho ragione io. Poi in pubblico fa un po’ lo Sbruffoncello. Ma ormai lo conosco”. Così il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ancora una volta frena le ambizioni del segretario della Lega. In un’intervista a la Repubblica lo argina e puntualizza: “Lui sa che non può essere il candidato premier”. Ma la risposta di Salvini non tarda ad arrivare: “Non è più il tempo delle dinastie”, dice a SkyTg24, e rilancia: “Lega al governo? dopo Brexit e Trump niente è impossibile”.
E così, in attesa di capire con quale legge elettorale si tornerà alle urne, i due leader continuano a stuzzicarsi. “Non è scritto nei dieci comandamenti che il candidato sia il Cavaliere”, aveva detto qualche giorno fa Salvini sfidandolo per l’ennesima volta alle primarie e provocandolo su temi come quelli dell’euro e della sovranità nazionale (“su cui attendiamo risposte”), spostando l’asse a destra, su un piano meno moderato.
Alle parole di oggi di Berlusconi (“Sul programma siamo d’accordo al 95%. Solo sull’uscita dall’euro siamo in disaccordo”) Salvini risponde così: “Gli posso dare ragione quando parla del Milan ma se in ballo c’è il destino dell’Italia dico che non può tenere il piede in due scarpe: un po’ con Salvini e un po’ con il Pd, un po’ con Salvini e un po’ con l’euro, un po’ con la Merkel e un po’ con Salvini. Non prendiamo in giro la gente: o va bene la moneta tedesca o la moneta italiana. Il giornale di casa sua, tra l’altro, sono giorni che scrive che sarebbe meglio uscire dall’euro. Si mettessero d’accordo a casa Berlusconi”.
C’è però un altro punto (ben noto) su cui i due leader divergono, e cioè la data nella quale si dovrà tornare alle urne. Per l’ex premier non si può andare al voto subito: “Le elezioni prima di novembre sono impossibili, è da irresponsabili andare a giugno”, sottolinea nell’intervista di oggi, smentendo oltretutto l’idea attribuitagli in questi giorni da alcuni quotidiani, ossia quella di voler accelerare i tempi del voto – suggestionato da alcuni sondaggi – per sfruttare il momento favorevole del centrodestra.
L’ex premier ha ribadito anche di essere pronto a scendere nuovamente in campo: “Sono in attesa di una sentenza della Corte di Strasburgo che mi restituisca il diritto di presentarmi al giudizio degli elettori, rimediando a una grave ingiustizia che ritengo di aver subito”. Ed è chiaro che il rinvio del voto servirebbe a lasciare aperta la possibilità di una sua candidatura in Parlamento, nella speranza (del tutto flebile secondo molti osservatori) di una sentenza a lui favorevole da parte della Corte di giustizia europea. E in una cena riservata a Palazzo Grazioli con presidente del Partito popolare europeo Joseph Daul, qualche giorno fa, avrebbe detto di essere lui l’unico argine ai populismi, “se solo gli eurogiudici facessero giustizia”.
Ma a dividere Berlusconi e Salvini, c’è ancora un altro interrogativo: quale dovrà essere la legge elettorale con cui tornare al voto? Se il cavaliere insiste ancora oggi di voler puntare a una riforma “completamente proporzionale” assicurando al contempo che Forza Italia non darà mai il suo sostegno a un governo guidato dal M5S, dall’altra sponda del centro destra, il leader del Carroccio risponde che quell’approccio “è l’anticamera dell’inciucio”.