Inizia la direzione Pd con l’intervento del segretario Matteo Renzi : “Dal giorno dopo del referendum la politica italiana ha messo le lancette indietro. Il Pd ha ricominciato con discussioni dure e autoreferenziali. Non ci si domanda più dove va il paese ma quando si fa il congresso”. “Se si va su google si digita resa dei conti”, afferma Renzi. “Basta. Diamoci una regolata tutti insieme. Non e’ immaginabile che tutto rivenga messo in discussione”.
“Se l’errore principale è stato la personalizzazione vorrei proporre di non personalizzare il post-referendum. Perché ora il centro della questione è una situazione politica bloccata”. “Improvvisamente è scomparso il futuro dalla narrazione politica dell’Italia”.
Dopo essersi soffermato sulle divisioni interne al Nazareno, Renzi ha sottolineato anche le crepe che si stanno aprendo negli altri partiti”I Cinquestelle sono dilaniati al proprio interno, con una ferocia inimmaginabile”, dice il segretario dem. “Se guardiamo fuori da noi, Sel sta per scindersi, Salvini e Berlusconi litigano”, aggiunge.
In un contesto in cui il ceto medio è in crisi “si parla di un’Europa a due velocità. A me basterebbe avere un’Europa ad una velocità. Visto che ora è ferma”. “Io non voglio violare le regole europee, voglio discuterle. Se possibile, cambiarle. Non è facile, non è semplice ma è un dovere morale”.
“Per me la scissione è un momento traumatico, un momento drammatico. Non ho mai immaginato si potesse arrivare ad una scissione sul calendario: o si fa il congresso prima delle elezioni o è scissione. E’ una specie di ricatto morale e sono allergico ai ricatti. Credo sia buon senso da parte di chi ha responsabilità di conduzione di una comunità accettare l’invito a fare il congresso prima delle elezioni. Io non voglio scissioni. Se le voglio, le vorrei sulle basi delle idee. Vorrei fosse una scissione senza alibi, non sul calendario”.
“Agli amici e ai compagni della minoranza: voi non sarete mai i nostri avversari. Per noi, gli avversari sono fuori di questa stanza“.
“Quello che deve essere chiaro è che il populista può permettersi di urlare e basta. Ma chi non lo è deve sporcarsi le mani” e rendere concrete le proposte che fa. “Questo vale anche il Pd”.
Si faccia il Congresso “nel pieno rispetto dello Statuto, seguendo le regole delle ultime volte, ma torniamo alla politica. Noi vi aspettiamo lì. Siamo altrove rispetto alle polemiche quotidiani. Vinca chi ha idee migliori. E chi non vince, non scappi con il pallone”.
“Non sarò mai il custode dei caminetti, per carattere scelgo sempre il mare aperto della sfida”.
“Si chiude un ciclo alla guida del Pd”. Così Renzi lascia capire che si dimetterà per anticipare il congresso. “Ho preso un Pd che aveva il 25 per cento e nell’unica consultazione politica lo abbiamo portato al 40,8″.
“L’esercizio della democrazia interna non sta soltanto nel votare, ma sta anche nel rispettare l’esito del voto. A chi si immagina che qui si possa dire “vattene”, io qui dico “venite”, confrontiamoci, discutiamo. Aiutateci a capire, cambiare. Rendete contendibile il ruolo di leadership in questo partito”.
“Vorrei svelare un segreto: il voto delle elezioni politiche e il voto del congresso sono cose divise. Il tema di quando si vota non lo decido io”. “Quello che deve essere chiara è la notizia che il congresso del pd non si fa per decidere quando si va a elezioni. Io dico: facciamoci trovare pronti quando succederà”.
“Mi piacerebbe avere una rivincita per il referendum”. Ma “quella era una sfida secca”.
“Ho visto autorevoli esponenti dell’opposizione dire che il segretario dovrà confermare la stima a Gentiloni. Lo faccio da qualche anno…”. “A me interessa il futuro. Il presidente Gentiloni deve avere la massima stima e fiducia da parte del Pd“. “Non è certo la lealtà quella che manca”.
“La riduzione delle tasse sta riportando l’Italia ad essere in condizioni simili agli altri Paesi. Il tema di non aumentare le tasse è un principio di serietà da parte nostra con i cittadini”.
“I mille giorni appena trascorsi e che appartengono al passato non devono essere ricordati solo per le unioni civili. Non è l’unica cosa che resta”. “Vorrei che restassero alcuni elementi, per esempio la produzione industriale tra noi e i tedeschi: fatto zero a gennaio 2015, in questi due anni noi siamo saliti a 106, partendo da cento, e la Germania a 99,6, sostanzialmente stabile”. Assieme a questo “dieci miliardi di riduzione delle tasse per il ceto medio. E il debito non è aumentato in modo sensibile. Con Berlusconi IV il rapporto debito/pil sale di 14 punti, con Monti di dieci, con Letta di 4. Noi abbiamo tenuto il rapporto 1,1, sostanzialmente stabile. A chi dice che abbiamo lasciato il Paese con il debito impazzito vorrei dire che è questa la fotografia degli ultimi anni”.
“Non vedo l’ora che parta la discussione sulla banche, per mesi si è parlato solo di due o tre banchette toscane. Si è fatto credere che il problema fosse di qualche banchetta territoriali: non vedo l’ora che si faccia una commissione d’inchiesta”.
“Tutto quello che abbiamo fatto in questi mille giorni non basta. Io nei prossimi mesi voglio andare in giro per scovare le persone che possono portarci un contributo in termini di idee. Voglio discutere su popolo e populismi.”
“Io voglio dire a chi si è candidato alla guida del partito: se vinceranno loro sarò in prima fila per sostenerli”. “Tutte le volte che si dice che noi siamo il partito dei petrolieri e dei banchieri, un iscritto non rinnova la tessera. Serve rispetto”.
“Rimattiamoci in cammino, rimettiamoci in cammino insieme. Viva il Pd”.