Con 107 voti la direzione Pd ha approvato l’ordine del giorno della maggioranza che invita “il presidente dell’assemblea nazionale a convocare l’assemblea per l’avvio dell’iter congressuale auspicando la definizione di regole analoghe a quelle utilizzate per lo svolgimento del congresso del 2013″. 12 i voti contrari e 5 gli astenuti.
Il documento della minoranza nel quale si chiedeva il sostegno al governo Gentiloni fino alla scadenza della legislatura e il congresso a partire da giugno, facendo prima una conferenza programmatica, non è stato messo al voto. La decisione è stata presa dal presidente del partito, Matteo Orfini che ha scelto di non mettere entrambi i documenti in votazione, in quanto antitetici tra loro: il via libera all’uno ha automaticamente escluso l’altro. Una scelta definita da Speranza una “forzatura” che “complica un po’ le cose rispetto ad un buon dibattito”.
L’ultimo intervento, prima della replica del segretario, è di Vincenzo De Luca :” in questi mesi dopo il referendum “siamo arrivati a punte di masochismo inimmaginabili”. “Avessi dovuto raccontare a un cristiano normale il dibattito interno al Pd avrei avuto serie difficoltà. La botta presa è pesante ma potevamo ricominciare”.
“Dopo il referendum dobbiamo ragionare sulle difficoltà, sui punti di crisi che si sono determinati con la popolazione. Al Sud il Pd è in larga misura un corpo estraneo. Dobbiamo avere il coraggio di mettere in campo un piano per il lavoro al Sud”.
“Dobbiamo avere anche il coraggio di chiudere scusa al mondo della scuola. Dobbiamo ricostruire con umiltà questo rapporto per poi fare le modifiche legislative a cui si sta lavorando”.