“Temo che la sinistra italiana stia facendo due errori in cui è incorsa più volte nella sua storia. Il primo: non capire l’apertura di una fase storica del tutto inedita per le conseguenze che ha sugli assetti sociali, sugli stati d’animo, sulle forme di sapere e di comunicare”. “E’ in corso una rivoluzione paragonabile a quella industriale. Allora si fondarono le città, si formarono le classi sociali. Oggi assistiamo a una rivoluzione tecnologica affascinante, seducente, ma che non genera lavoro; lo distrugge. Scompone le classi sociali. Riscrive l’esistenza umana sotto il segno della precarietà permanente. Un mondo nuovo, che la sinistra stenta a leggere, a capire nella sua inevitabile ambiguità. Torna ad avere atteggiamenti o catastrofici o zuzzurelloni”.
Così Walter Veltroni in una intervista a Il Corriere della Sera che aggiunge: “Se la sinistra non accetterà la sfida del mondo nuovo, entrerà in una crisi irreversibile”. “Vent’anni fa – aggiunge – la sinistra era al governo in tutto l’Occidente; oggi è ai margini, sbandata, isolata, ridotta ai minimi termini in Francia, Inghilterra, Spagna, pure nei Paesi del Nord culla della socialdemocrazia”.
“Quando leggo al fianco della parola Pd la parola scissione mi sale una grande angoscia”, per questo “rivolgo a tutti i dirigenti del Pd una richiesta: fermatevi un minuto prima che questo avvenga”. Secondo Veltroni la scissione è “una parola da incubo. Per fare cosa? E’ difficile allearsi dopo che ci si è scissi”. Guardando alla prospettiva “mentre la sinistra balbetta e si divide, è nata una nuova destra. La destra è stata più capace di interpretare questo cambiamento, in un modo che a me pare pericolosissimo. Non abbiamo davanti Major e Chirac, ma Le Pen e Trump”.
Quanto a Renzi “ha fatto molte cose positive, dalle unioni civili all’elezione di Mattarella. Non mi piace la damnatio memoriae, è il grande difetto di un Paese che ha l’8 settembre come dna: prima tutti aedi entusiasti, poi tutti contrari. Bisogna riconoscere a Renzi di aver dato una scossa a un Paese fermo da troppo tempo. Quello che è mancato è il disegno d’insieme. La capacità di dire all’Italia dove si andava e sulla base di quali sistema di valori. La guida di un Paese non è mai solitaria; è la guida di una comunità. Tagliar fuori tutte le forme di rappresentanza sociale, dall’associazione magistrati ai sindacati, e presentarle come nemiche, è stato un errore. Ho sempre in mente il modo in cui Ciampi e Prodi affrontarono la politica dei redditi e l’entrata in Europa. Renzi deve riconoscere che la politica è fatica, costruzione, mediazione”. Quanto alla legge elettorale “dobbiamo trovare un meccanismo che faccia nascere una maggioranza. Altrimenti la democrazia italiana entrerebbe in crisi”.