Il Teatro Palapartenope si stacca dalla terra, e a capitanare l’avventura c’è Arturo Brachetti; si sono allacciate cinture della suspance, per 100 minuti di viaggio intenso nei più disparati luoghi del cosmo e della mente. Tutti i passeggeri del suo spettacolo si sono denudati dall’ingombro dei pensieri per abbandonarsi alla natura della espressività coniugate in ridondanti risate, in pupille colorate di stupore e gioie che loro stesse disegnavano sorrisi sui volti. Esistono artisti di indiscussa arte identificabile, Brachetti non vi appartiene, il suo è il potere di un’Arte intangibile, incontenibile, inafferrabile nell’arco spazio temporale. Un artista magico, l’ Aladino del 2017 che ha fatto del Palapartenope il suo tappeto volante. Brachetti nella sua serata non ha “lui solo” tenuto o intrattenuto con uno spettacolo, ma la sua persona, la sua velocità, la sua anima, la sua testa, la sua voce ha sacramentato una comunione e convertito persone in fedeli : sognatori desiderosi di vedersi in palmo i loro stessi sogni e razionali vogliosi di imparare a “pregare l’immaginazione”. Ieri 18 febbraio ore 21:10 il teatro si è trasformato in una gigante mongolfiera, permettendo a tutti di salirvici, anime di grandi e piccini, condotte sulle nuvole tanto in alto da guardare ed osservare il mondo, a cominciare da quando tutto ha avuto inizio ad opera del Creatore, per poi con maestria farci sorvolare l’arca di Noè Brachetti. La stupefacenza penetrante ha tenuto tutti i passeggeri in mongolfiera della Fantasia, senza imbracature, liberi nell’unanime coro degli “oooooh”, come i bambini fanno. Tutto il viaggio di capitan Brachetti ha avuto inizio in una microcamera; piccole spie che oggi svestono le intimità nel calderone delle masse, lui invece ci ha con discrezione e pudore, accompagnato nelle camere della sua casa, dove risiedono i suoi pensieri che genera immaginazione di particelle non clonabili, procreatesi dall’ispirazione di un cappello col foro, regalatogli da suo nonno; gli spiegava che non andava visto come le ciambelle senza buco, ma come un cappello da riempire, lo si fa con l’avere “testa”. Un cappello che con la sola manualità mossa dall’immaginazione trasformava personaggi divertenti. Uno spettacolo che in soli 100 minuti ha regalato viaggi con mete strabilianti, senza la necessità di “biglietti per lo scalo”. Arturo Brachetti racchiude nel suo nome “lui solo “ “il Sogno”. La sua arte è polvere magica di spensieratezza, leggerezza, bellezza, fantasia, divertimento ad occhi aperti a postura verticale; inaudita maestria che ha rapito i viaggiatori/spettatori in un vortice di trasformismo mozzafiato tra sogno, cultura e racconti. Lui, semplicemente solo: Brachetti strabiliante creatura dei Tempi.