Diciamoci la verità:dopo che Renzi,accogliendo la richiesta avanzata dalle minoranze del suo partito di non portare il Pese ad elezioni anticipate,nessuno si aspettava una spaccatura così forte e vibrante. Non esiste un solo motivo razionale o progettuale per spaccare il PD. Ma ormai nel nostro Paese siamo tutti in “libera uscita”,tutti portano i loro programmi “alle uscite”. Uscita dalla retorica vacua e dalla pratica dirigista della riforma della Costituzione. Uscita dall’euro e pure dall’Europa , uscita dalla globalizzazione, con barriere commerciali e muri d’ogni genere. Uscita dal Mediterraneo, mare attraversato dal sospetto e ridotto a cimitero o a puro confine. E uscita anche dal Pd, partito perno di governo.
Ma con quale cuore si esce o si resta nel Pd? E, altrove, più a sinistra o all’opposto, a destra, con quale progetto ci si schiera o ci si rischiera, ci si raggruppa o ci si scopre incompatibili? Perchè non si comprende che la vera scissione è dai riti della politica. Perchè non fanno autocrititica coloro che vivono di politica e non per la politica,per dirla alla Max Veber. Eppure viviamo tempi in cui è richiesta generosità, pazienza, capacità di alzare lo sguardo e coraggio.Voglia di volare. ma non sull’ennesimo ottovolante della politica e dei gruppi parlamentari,o a difesa dei ceti politici o di gruppi dirigenti che non coniugano radicalità di scelte con radicamento territoriale.
Ci si può giocare l’Italia per un ultimo giro di roulette russa? La crisi del Pd è grave perchè,pur volendola analizzare con occhi semplici e sinceri,non si riesce a leggerla in chiave di autentico scontro politico provocato da visioni inconciliabili della società,dei diritti e dei doveri,di politica estera od economica,di priorità del Su o di temi dell’innovazione e del lavoro.Temi e linee politiche che si discutono nei congressi.
Ed allora sta il coraggio?Nel restare o nell’andare?
Lasciate stare un pò tutti le vostre aritmetiche e aprite gli occhi,uscite dalla vostra terra,dalle vostre certezze. Non comunicate strategie perdenti,vivete il dono dell’ascolto. Basta con un lessico anni trenta,con una lettura rancorosa e demagogica della vicenda politica e governativa degli ultimi anni.
Questa crisi non è grave perchè sta mettendo in crisi questo o quello gruppo dirigente,questo o quel laeder,o il partito stesso,o l’eredità e i valori del PCI. E’ una questione di potere che mette in ginocchio il Paese e consegna alle destre il futuro governo di città,Regioni e Paese.Riti della politica,attesa di vera politica.
Il rischio è che gli italiani incomincino a fare i conti non più con la morte dell’ideologia, ma con quella della politica. La vera scissione da temere e per cui inquietarsi è quella della politica (così sempre meno ideale e sempre più minuscola) dalla realtà delle politiche reali per la gente.