Dopo Michele Emiliano, anche il ministro della Giustizia ufficializza la sua corsa per sfidare Renzi. Zingaretti: “Sto con lui”. Da Torino una quarta candidata, Carlotta Salerno, dei Moderati. In Parlamento i numeri della scissione continuano a ballare: i nuovi gruppi bersaniani entro venerdì
Andrea Orlando sarà il terzo candidato alla leadership Pd e sfiderà Matteo Renzi e Michele Emiliano nella corsa alla segreteria. Il ministro della Giustizia, la cui candidatura era data ormai per certa da giorni ma ancora non ufficializzata, annuncerà le sue intenzioni oggi alle 18 al circolo Marconi in via Eugenio Barsanti 25, a Roma. “Ho deciso di candidarmi perché credo e non mi rassegno al fatto che la politica debba diventare solo prepotenza”, ha detto detto il Guardasigilli a margine di una iniziativa a Ostia.
Tre profili diversi, molto diversi. Per questo sarà una bella battaglia. Un bel Congresso. Con Primarie combattute.
Secondo osservatori, sondaggi e addetti ai lavori, Renzi vincerà. E’ l’ex premier, il segretario fino a domenica scorsa, l’uomo che divide il Paese in sostenitori e odiatori ma che comunque è il punto di riferimento della politica italiana. Anche dopo la rovinosa sconfitta del 4 dicembre, che lo ha piegato ma non travolto. E’ evidente che la “proporzionalizzazione” della vita politica – intesa anche dal punto di vista interno del Pd – è per lui una cornice “psicologica” meno adatta: vengono avanti particolarismi, localismi, leaderismi di vario tipo, in uno slabbramento che non si confà ad una leadership tendenzialmente assoluta come quella che a lui piace. Ma Renzi è ancora Renzi. Quello che dei tre può prendere voti (quanti, lo sapremo solo vivendo) in tutto il Paese, anche se è al Centro la sua miniera.