L’ associazione “La mansarda”,di Samuele Ciambriello nel proporci un ciclo di incontri di letture e visioni di film ci ha stimolato sull’importanza di fare qualcosa insieme alle persone detenute.
Il valore aggiunto di queste iniziative sta, dunque, a mio avviso, proprio nel “Fare con”… non nel fare per, ma nel fare insieme.
Il carattere di continuità di questi incontri,qui nel carcere di Secondigliano,nel reparto alta sicurezza dell’Adriatico, consente ai volontari di proprorre dei libri e dei film che verranno discussi insieme e visti insieme: volontari, operatori e persone detenute, diventando occasioni di riflessioni e di confronti,anche con gli stessi autori.
Naturalmente, in carcere nulla può essere davvero libero, sarebbe una contraddizione in termini o un’ipocrisia anche solo crederlo; ed il duplice rischio di qualsiasi iniziativa o progetto è che da un lato alle persone detenute possa arrivare un messaggio furoviante: che la società “buona” è disposta a regalare loro qualcosa, rafforzando così, però, un senso di mortificazione ulteriore, perchè tutti gli altri appaiono sempre migliori e dall’altro far ipotizzare , invece, all'”esterno” un messaggio idealizzato, quale quello di vedere le persone detenute quasi come contenitori vuoti da poter riempire con qualsiasi cosa che, se positiva, possa magicamente farli cambiare..
Questi momenti, invece, stanno avendo il grande pregio di provare a restituire autodeterminazione alle persone detenute e soggettività, dando loro l’opportunità di ascoltare un punto di vista, ma anche dare voce ad un loro pensiero possa essere risconosciuto per quello che è e non giudicato.
Continuità ed affidabilità rappresentano, dunque, due prerogative indispensabili per un percorso di dignità ed, in questo senso, libertà.
CLAUDIA NANNOLA,vicedirettrice del carcere di Secondigliano