Il 26 maggio 1936 fu inaugurato a Napoli il monumento equestre dedicato ad Armando Diaz, Duca della Vittoria, il generale artefice del successo italiano nella prima guerra mondiale. La statua in bronzo, alta 5 metri, era stata eseguita da Francesco Nagni su progetto di Gino Cancelletti. Allo scopo di farne un punto di riferimento per chi giungesse dal mare, fu poggiata su una stele di pietra e marmo, alta circa 10 metri, con su inciso integralmente il ‘Bollettino della vittoria’, con il quale Diaz aveva annunciato l’esito della guerra, terminando con la storica frase: ”I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicumera.” Il monumento si trova in via Caracciolo, di fronte alla rotonda che ne ha preso il nome e che ha sostituito, come belvedere, la Loggetta a mare costruita tra il 1807 e il 1834 da Stefano Gasse, durante i lavori di ampliamento della Villa Reale, commissionati da Ferdinando IV di Borbone. Con questi lavori, la Villa Reale fu estesa fino alla Torretta. Nel suo libro ”La Villa di Chiaja”, del 1892, Benedetto Croce dirà: “Percorsi i due terzi della spiaggia, a quel punto del presente boschetto della villa, che risponde di fronte ai vicoli della Cupa e di San Guido (poco prima della chiesa di San Giuseppe), si vedeva nel mare la Chiesa e Convento di San Leonardo in insula maris. Una porta ad arco, sormontata da una croce, metteva in un ponte, che conduceva all’ atrio d’ una casa, donde si passava in una chiesetta”. Questa chiesa era stata fatta costruire nel 1028 da Leonardo d’Orio, per un voto fatto durante una burrasca in cui temette di perdere la vita, e fu dotata di una rendita di 40 ducati all’anno. Inizialmente la cura della chiesa fu affidata ai monaci basiliani, per poi passare alle monache dei Santi Pietro e Sebastiano. Per oltre 400 anni, la chiesa fu coinvolta nelle vicende storiche di Napoli, dalla fuga di re Giacomo del 1419, a quella della principessa di Bisignano e dei suoi figli per sfuggire alla vendetta di Ferrante d’Aragona e alla Congiura dei Baroni. Nella prima parte del ‘500, la chiesa fu ristrutturata profondamente e sull’isola vennero costruite delle casette per le monache e per il sacerdote che diceva la messa, case che nel 1587 furono sostituite da un piccolo convento per sei frati. San Leonardo, detto anche Sallonardo, era il protettore dei carcerati, dei fuggitivi, dei naufraghi e delle partorienti. Molti di essi si rifugiavano sull’isolotto che finì per popolarsi di individui di ogni risma che ne danneggiarono la reputazione. Sulla spiaggia, vicino al ponte che portava all’isolotto, alla fine del 1500, vi era anche una taverna, detta del Florio, che, come dice Salvatore Di Giacomo nel suo libro ‘Le taverne di Napoli’, era una delle tre più frequentate, insieme a quella del Cerriglio e a quella del Crispano. Con il passare del tempo, intanto, la distanza dell’isoletta dalla terraferma diventava sempre più breve, tanto che al momento della demolizione, nel mare era rimasta solo una piccola parte della chiesa. Attualmente la Rotonda Diaz è una delle mete preferite sia dai napoletani che dai turisti, attirati, oltre che dalla bellezza del panorama, dalla spiaggetta e dalla suggestione del mare, anche da eventi importanti, come le gare per la Coppa Davis, la Coppa America e la visita a Napoli del Papa. La Rotonda Diaz è anche il luogo dei concerti quasi sempre gratuiti, che allietano le serate estive di chi vuol godersi una città all’aperto.