Napoli è sempre parte del mio impegno pubblico. È ragione, spirito, intelligenza, ma anche tanta passione. Per questo vivo con molta amarezza e dolore questo periodo. Ho dato le dimissioni da capogruppo del Pd in Consiglio comunale. L’ho fatto perché ad un certo punto è venuta meno la fiducia del gruppo consiliare di fronte alla vicenda dei candidati inconsapevoli finiti in una lista a mio sostegno alle amministrative, nonostante si tratti di una vicenda in cui non sono coinvolta e dai cui fatti sono totalmente estranea.
Anche per questo mi rattrista molto questa vicenda. In primo luogo perché è stata utilizzata strumentalmente proprio da una parte del mio partito per ragioni di battaglia politica interna e questo mentre a livello nazionale il Pd è impegnato a riaffermare il principio garantista. Ma soprattutto mi amareggia perché non ci si rende conto che in questo modo si è dato un colpo fortissimo all’opposizione dura , ferma e di merito che stavamo facendo rispetto alla disastrosa esperienza amministrativa di de Magistris. Sulle vicende del bilancio, delle partecipate, del crollo dei servizi sociali, del trasporto pubblico al collasso e tanti altri problemi quotidiani della città non esiste più la voce del Pd.
Le questioni sono tante e complicate e a queste si uniscono temi di ordine più generale su sui la voce del Pd di Napoli è diventata ancora più flebile. Come su sugli scontri a Fuorigrotta di sabato 11 in occasione della visita di Salvini, sui quali ha pesato anche l’atteggiamento tutt’altro che istituzionale assunto da de Magistris.
Quando un sindaco, pur di ottenere visibilità, smette di svolgere il suo ruolo di istituzione e gioca a fare il rivoluzionario senza avere le basi culturali e politiche, non solo rischia di diventare una macchietta di se stesso, ma mette a repentaglio la sicurezza stessa della città.
De Magistris ha agito ancora una volta come se avesse il monopolio della piazza, con una tecnica che ormai è diventata tipica del suo agire politico, distoglie l’attenzione dalla sua incapacità amministrativa spostandola su altro, , alzando oltre misura il livello dello scontro. Fui vittima di questa intolleranza e di questi metodi violenti e antidemocratici anche io quando, l’anno scorso, non mi fu concesso con spintoni e invettive, di partecipare al corteo del 25 aprile. Napoli è una città che da sempre vive conflitti sociali profondi che un sindaco ha il dovere di pacificare e non di strumentalizzare e sfruttare per la propria convenienza. L’atteggiamento di de Magistris è “laurismo” altro che rivoluzione, è l’utilizzo del malessere sociale per scopi di consenso e infatti il sindaco avrà avuto anche il suo momento di visibilità nazionale ma ha creato grandi disagi ai napoletani e ha reso un servizio a Salvini e quei movimenti che spesso dicono cose per le quali provo ribrezzo ma che devono essere arginati e combattuti con la politica, con il confronto, esprimendo il dissenso anche attraverso le proteste ma non con l’intolleranza, con la violenza e con la sopraffazione.
Sugli scontri di sabato e sulle responsabilità di chi li ha istigati e preparati ho presentato un’interrogazione urgente al Ministro dell’Interno Minniti, per fare chiarezza e per evitare che chi è istituzione non risponda delle sue palesi responsabilità. Io per Napoli e per i miei concittadini ci sono e ci sarò sempre, perché amo questa città e ho a cuore i suoi interessi e il suo destino.
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