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EUROPA.UNA GIORNATA PARTICOLARE OGGI.ROMA DIVENTERA’ IL CENTRO D’EUROPA.

Due giornate intense di cerimonie in una Roma blindata che per alcune ore diventerà il centro d’Europa. I leader arriveranno da ogni angolo del Vecchio continente – tranne che dalla fuoriuscita Gran Bretagna – per celebrare quella storica giornata in cui i rappresentanti di sei Paesi firmarono l’atto di nascita dell’Europa Unita, la cosiddetta firma dei Trattati di Roma. Era il 25 marzo del 1957. Il tutto avvenne in Campidoglio, su un grande tavolo di noce coperto da un panno rosso, durante una giornata di pioggia.

Oggi non ci sarà la pioggia, ma il Campidoglio diventerà ancora una volta (dopo esattamente sessant’anni) il centro del mondo, o meglio, dell’Europa: i 27 leader firmeranno un nuovo trattato che farà fare ulteriori passi in avanti al processo di integrazione. L’arrivo in Campidoglio dei capi di Stato e di governo è previsto per le ore 9: ad attenderli centinaia di fotografi e operatori televisivi che dovranno presentarsi dalle 5.30 per l’accredito. I leader arriveranno in macchina e saranno accolti da Gentiloni, dal primo ministro maltese Muscat e dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi. La cerimonia vera e propria inizierà alle ore 10,00. Per arrivare al momento solenne delle 11,20 in cui nella storica Sala degli Orazi e Curiazi ci sarà la Firma della Dichiarazione di Roma. 

Nel testo, però, non ci sarà la frase Europa a due velocità di cui hanno parlato più volte i leader tedeschi, francesi, spagnoli, italiani. Nell’ultima bozza preparata, quelle parole sono state infatti stemperate da “agiremo insieme quando possibile, con ritmi e intensità diversi quando sarà necessario, come abbiamo fatto in passato all’interno della cornice dei trattati e lasciando la porta aperta a coloro che vogliono unirsi dopo. La nostra Unione non è divisa ed è indivisibile”. Sparisce insomma la parola “speed” che in inglese vuol dire velocità. Infine, alle 13, i leader europei sono attesi da Sergio Mattarella al Quirinale per un pranzo ufficiale durante il quale il capo dello Stato pronuncerà un discorso.

 

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