Le benedizioni a scuola, fuori dalle lezioni e facoltative, sono legittime. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso del ministero dell’Istruzione e ribaltando la decisione del Tar Emilia-Romagna che nel 2015 ,aveva annullato la delibera con cui un consiglio di istituto di Bologna le aveva autorizzate. La polemica sulle benedizioni nacque dal ricorso presentato da alcuni docenti e genitori dell’istituto comprensivo 20 di Bologna (elementari Carducci e Fortuzzi e medie Rolandino) e dal comitato “Scuola e costituzione” nel marzo 2015 in occasione della Santa Pasqua. In primo grado il tribunale amministrativo aveva accolto le loro ragioni, un anno fa, dicendo che la scuola non poteva essere coinvolta in un rito attinente unicamente alla sfera individuale di ciascuno. Ora però la sesta sezione del Consiglio di Stato (presieduta da Sergio Santoro) all’esito dell’udienza del 20 dicembre afferma che le benedizioni sono legittime e non incidono sulla vita scolastica. Secondo i giudici del Consiglio di Stato il rito, per chi intende praticarlo, “ha senso in quanto celebrato in un luogo determinato, mentre non avrebbe senso (o, comunque, il medesimo senso) se celebrato altrove; e ciò spiega il motivo per cui possa chiedersi che esso si svolga nelle scuole, alla presenza di chi vi acconsente e fuori dall’orario scolastico, senza che ciò possa minimamente ledere, neppure indirettamente, il pensiero o il sentimento, religioso o no, di chiunque altro che, pur appartenente alla medesima comunità, non condivida quel medesimo pensiero e che dunque, non partecipando all’evento, non possa in alcun senso sentirsi leso da esso”. Inoltre “non può logicamente attribuirsi al rito delle benedizioni pasquali”, con i limiti stabiliti in questo caso,”un trattamento deteriore rispetto ad altre diverse attività parascolastiche non aventi alcun nesso con la religione”.