E’ arrivato con una comunicazione formale della Prefettura l’atteso via libera del Ministero dell’Ambiente allo spostamento di circa 200 ulivi nell’area destinata alle tubazioni del gasdotto Tap a Melendugno. I lavori dell’opera, interrotti per cercare di placare le proteste dei giorni scorsi, possono quindi partire. Ma la situazione fra le popolazioni delle zona non si è calmata, anzi.
Il Tap viene descritto dai promotori come di importanza strategica per l’Italia e per l’Europa, un contributo alla diversificazione delle fonti di energia con il massimo rispetto per il territorio. Ma c’è chi non la pensa così e protesta animatamente.
Questa mattina erano circa 300 i manifestanti, tra cui il sindaco di Melendugno Marco Potì ed altri sindaci della zona, che cercavano di impedire l’entrata in cantiere dei mezzi. Non ci sono riusciti, anche grazie all’intervento della polizia, ma il malumore rimane. Verso l’ora di pranzo la situazione è degenerata con tafferugli, urla, spintoni tra agenti e manifestanti davanti al cantiere. Qualcuno si è sentito male – un 65enne che è in sciopero della fame per esprimere il proprio dissenso – in tre hanno riportato contusioni: le loro condizioni non sono gravi.
Una volta conclusa l’opera il gasdotto porterà il gas dell’Azerbaigian fino al Salento, attraversando Turchia, Grecia e Albania. Ciò che chiede la Regione Puglia, Michele Emiliano in prima linea, è che l’approdo del gasdotto sia spostato altrove. Una richiesta che il Governo e il Ministero dell’Ambiente hanno respinto al mittente, nonostante abbiano valutato anche 11 luoghi alternativi a Melendugno. Il parere del Tar però è stato chiaro “la valutazione di impatto ambientale resa dalla Commissione ha approfonditamente vagliato tutte le problematiche naturalistiche” e ha deciso che la scelta dell’approdo nella porzione di costa compresa tra San Foca e Torre Specchia Ruggeri (all’interno del Comune di Melendugno) è quella più idonea.
La pensa diversamente il comitato No Tap che ha indicato 10 motivi per cui è necessario dire No al gasdotto. Fra questi si contesta la mancanza di coinvolgimento per i cittadini ma anche la poca sensibilità verso il territorio nonché la poca economicità dell’opera. Una partita che quindi non si chiude con l’espianto degli ulivi ma da cui ci dovremo aspettare ancora molto.