Gli Stati Uniti, dopo aver incassato il no russo ala risoluzione di condanna dell’Onu, non escludono una risposta militare in Siria. Tra le ipotesi plausibili c’è quella di bombardare il restante arsenale di armi chimiche di Assad, che in teoria Damasco avrebbe ceduto nel 2013 per scongiurare i raid aerei minacciati da Barack Obama. Inoltre il Pentagono ha presentato le opzioni militari per la Siria alla Casa Bianca. Oltrettutto gli Stati Uniti avrebbero le prove che a scatenare l’attacco chimico del 4 aprile scorso è stata l’aviazione di Bashar Assad ,anche se quest’ ultima affermazione però non collima con quanto affermato dalla Turchia. Infatti durante le autopsie, che sono state filmate, sono stati prelevati diversi campioni per ulteriori esami da parte degli esperti turchi e internazionali. Secondo un rapporto preliminare del team di scienziati inviati da Ankara alla frontiera con la Siria per assistere i feriti, almeno uno degli agenti usati nell’attacco sarebbe gas cloro. I risultati, frutto di test effettuati su una trentina di feriti, sono già stati inviati ieri al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Evidente è la posizione americana come evidenziano le parole del presidente americano Trump che ha annunciato un drammatico cambio di rotta: “Le terribili azioni del regime di Assad sono inaccettabili e non saranno più tollerate”, ha detto alla Casa Bianca. “I prossimi passi? Vedrete. Quando con i gas vengono uccisi bambini, persino neonati, per me sono sono state superate diverse linee, siamo ben oltre la linea rossa”.