Quello che attualmente chiamiamo Vallone dei Mulini, a Sorrento, è una stretta gola che conserva un antico rudere. In pochi sanno che, prima della civilizzazione, prima che Sorrento attirasse l’attenzione dei popoli che si sono susseguiti sulla nostra terra, quel vallone era il paesaggio predominante lungo tutta la superficie della zona. Precisamente, era la maggiore di tre valli attraversate dai ruscelli Casarlano e Sant’Antonino. Il paesaggio si frastagliò in questo modo ben trentacinquemila anni fa, con una violenta eruzione dei Campi Flegrei che inondò il lato opposto del golfo di detriti, scavati, in seguito, dai due corsi d’acqua. Tutto cambiò radicalmente già all’arrivo dei romani: le tre valli vennero unite tra loro ed incanalate nel più grande Vallone dei Mulini. L’intervento rese decisamente più agibile la zona, favorendo la costruzione di alcuni insediamenti stabili. I romani riuscirono anche ad edificare un maestoso tempio dedicato alla dea Cerere proprio nel punto in cui la valle sfociava nel mare: area che, proprio per questo, conserverà per moltissimi secoli il nome di Capo Cerere. Purtroppo due frane, rispettivamente nel 1580 e nel 1604, distrussero completamente l’antica costruzione. Nello stesso periodo, però, la zona cambiò radicalmente destinazione e fisionomia, divenendo molto più simile alla Sorrento che conosciamo. Onofrio Correale, proprietario dell’area, fece edificare il porto di Marina Piccola nello stesso punto in cui sorgeva il tempio di Cerere. Questo sbocco commerciale diede uno slancio importantissimo all’economia del luogo, facendo sorgere le prime attività artigianali. Sul fondo della valle sorse un vero e proprio polo industriale basato su un enorme mulino, che sfruttava l’acqua raccolta dal torrente ed alimentava una segheria ed un lavatoio pubblico. È proprio grazie a questa struttura, oggi un rudere abbandonato e ricoperto di vegetazione, che la valle ha preso il nome di “Vallone dei Mulini”. Col passare del tempo, il ponte che univa la valle al resto della zona venne distrutto, il vuoto colmato ed oggi ospita Piazza Tasso. La gola, erosa dal tempo e dalle continue estrazioni di tufo, è stata anche essa riempita quasi completamente e su di lei, oggi, sorgono locali ed abitazioni lussuose. Solo l’antico “Mulino Abbandonato”, e quel che rimane del baratro nel quale era sorto, resiste al progresso ed alle epoche. È, ormai, un luogo desolato dove è sorta un’autonoma flora grazie all’enorme tasso di umidità dell’aria che rende anche impossibile l’occupazione dell’uomo. Una testimonianza del passato, di come quella terra, oggi tanto amata dai turisti, fosse un luogo impervio ed inabitabile vinto, dopo secoli, dall’evoluzione della nostra razza.