“Oggi la maggior parte dell’umanità vive crocifissa dalla povertà, dalla fame, dalla scarsità d’acqua e dalla disoccupazione. Crocifissi è anche la natura lacerata dall’avidità industriale che si rifiuta di accettare limiti. Crocifissa è la madre terra esausta fino al punto di perdere il suo equilibrio interiore evidenziato dal riscaldamento globale, uno sguardo religioso e cristiano vede Gesù Cristo presente in tutti questi crocifissi“ con questo post, intitolato #lachiesachevorrei inizia Samuele Ciambriello la puntata speciale “I crocifissi di oggi” su JulieItalia. In questa puntata sono intervenuti: Don Giovanni Liccardo, cappellano di Poggioreale, Benedetta Ferone, Comunità di Sant’Egidio, Luca Sorrentino, Cooperativa Aleph, Antonio Messina, parrocchia San Gennaro al Vomero. Si è parlato della riflessione sui crocifissi di oggi, la passione di Cristo, la passione dell’uomo, di come viviamo la gioia della resurrezione e della speranza che muove le vite. Papa Francesco, nell’anno della Misericordia, ha insistito molto sul tema delle carceri e su ciò si è soffermato il cappellano Don Giovanni Liccardo affermando di essere molto vicino alla realtà dei crocifissi di oggi con queste parole: “ La situazione carceraria è quella che maggiormente ha bisogno di uno sguardo particolare perché, lì, la sofferenza è di casa, quotidiana, la sofferenza viene vissuta in ogni ambito. La condizione è quella della mancanza di una vita dignitosa perché togliere la libertà significa togliere la dignità. Ci sono molte intenzioni per quanto riguarda il carcere per far in modo che questi carcerati non siano i crocifissi o i dannati della storia”. Benedetta Ferone, della Comunità di Sant’Egidio invece si occupa dei senza fissa dimora, altra piaga della società moderna, invece, afferma che: “ La vocazione della comunità di Sant’Egidio è quella di essere “cristiani sulla strada”. La strada è il luogo privilegiato degli scarti o dei crocifissi, tanti rifugiati, anziani, bambini che stanno perdendo la casa e stanno per scivolare in una povertà estrema, dove si può essere schiacciati dall’indifferenza. Bisogna rompere questo muro con lo sguardo, nell’interessarsi alla vita delle persone, rompendo il muro dell’indolenza. Il bisogno più grande è quello dell’amico, quello che ti fa ripartire, che ti ridà la speranza”. A seguito è intervenuto Antonio Messina della parrocchia San Gennaro al Vomero, racconta il progetto “Abitiamo ”affermando che: “ Il progetto nasce con l’idea di creare al Vomero, un faro. In un quartiere benestante dove si vorrebbe che non contasse tanto la materialità delle cose ma, piuttosto, la presenza e lo stare vicino agli altri” e poi “ Il Vomero è una realtà dove ci sono sicuramente nuovi poveri, i senza fissa dimora, extracomunitari”. Luca Sorrentino, con la Cooperativa Aleph si occupa dei portatori di handicap, ha raccontato così la loro esperienza: “ Gli ultimi saranno i primi, noi abbiamo la responsabilità, noi cittadini, operatori sociali di costruire quei percorsi di riscatto oggi prima ancora che si attenda il riscatto sociale nel momento del ricongiungimento con mostro Signore Gesù Cristo. Noi proviamo a costruire dei percorsi che fanno sentire le persone meno sole, aiutandole a salire in quella scala sociale, ad avanzare di quel gradino che li conceda il riscatto e non l’indifferenza. I soggetti più fragili sono le famiglie che hanno in carico la totale responsabilità di accompagnare i minori, gli adolescenti, gli adulti e gli anziani del domani con i vari passaggi relazionali. Noi vogliamo far in modo che le famiglie non siano più sole, stando accanto a loro, prendendoli per mano” . Le istituzioni sono lo specchio della società parlando delle periferie fin troppo trascurate, a tal proposito è intervenuto Luca Sorrentino affermando che” Il consenso lo si crea sugli interessi di ciascuno di noi. Se noi non diventiamo una società più accogliente, difficilmente lo saranno in automatico le nuove generazioni. Ognuno di noi dona sulla base di ciò che Cristo e Nostro Signore ci ha voluto donare, consegnare. Ma il dovere è l’inclusione nella collettività dei diseredati e degli esclusi, nonché delle periferie. Infatti se noi non assumiamo questa natura e non incominciamo a essere quella forza di pressione sociale, che incide sulle vicende istituzionali che funzionano in base al termometro sociale difficilmente ci sarà un’’istituzione che da sola opererà”. Prendere riempie le tasche, dare riempie il cuore. Alla domanda “Chi sono i nuovi crocifissi di oggi?” il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo metropolita di Napoli, ha così risposto:” Sono quelli che hanno perso fiducia in loro stessi, e non si sentono inseriti nella società. Sono i tanti immigrati, sono i nuovi poveri con i loro redditi e non riescono dignitosamente a portare avanti una famiglia, sono quelli che si sentono scartati perché non riescono a sfondare nella società. Sono i bambini abbandonati, i malati, gli anziani, i detenuti, una montagna piena di crocifissi che si erge oggi. L’uomo si sente schiacciato da ciò.” Una Pasqua di vita, di responsabilità, di dignità.
Annalisa Cocco