“Avevo sempre detto che ero contraria a elezioni anticipate ma ho cambiato idea con riluttanza”. E a fargliela cambiare, spiega, è stata l’opposizione degli altri partiti, labuisti, liberal-democratici e nazionalisti scozzesi, oltre che dei “membri non eletti dal popolo della camera dei Lord”, che hanno promesso di porre limiti e ostacoli al tipo di Brexit che il governo vuole ottenere nella trattativa con la Ue. “E io non intendo permettere ai miei avversari di indebolire la Brexit”. Queste le parole del premier Theresa May che invita i cittadini britannici ad andare alle urne l’8 Giugno prossimo, per ottenere il mandato necessario a negoziare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea sancita dal referendum popolare del Giugno scorso. Ma c’è sicuramente anche un’altra ragione nella decisione del primo ministro: un sondaggio reso noto alla vigilia della Pasqua assegna ai Tories ben 21 punti percentuali di vantaggio sul Labour, 44 a 23 per cento, il distacco più grande dell’ultimo decennio. Theresa May ha dunque l’opportunità di aumentare considerevolmente la maggioranza alla camera dei Comuni di appena 12 seggi conquistata dal suo predecessore David Cameron nelle elezioni di due anni fa: secondo le proiezioni degli esperti, i conservatori potrebbero ora vincere una maggioranza di un centinaio di seggi, in virtù della quale ogni battaglia parlamentare sulla Brexit sarebbe vinta senza difficoltà. Le elezioni anticipate andranno ora formalizzate in parlamento. E Theresa May ha scelto di procedere a un autoaffondamento del governo chiedendo alla maggioranza Tory di appoggiare domani una mozione di sfiducia. Un modo per evitare di negoziare con le opposizioni per arrivare al quorum dei due terzi della Camera dei Comuni richiesti per lo scioglimento anticipato dell’assemblea.