Il premier Paolo Gentiloni arriva alla Casa Bianca dopo una lunga giornata di incontri che confermano la «storica» alleanza tra due Nazioni accomunate oggi da un interesse di grande rilievo: la lotta al Daesh. Il tutto, a poche ore dal delicatissimo voto in Francia. Nonostante un aiuto tra le parti ,di fronte alla nuova strategia americana, però, Gentiloni sa di non poter assecondare le aspettative statunitensi di una intensificazione della spesa militare del nostro Paese, che per l’America dovrebbe raggiungere il 2 per cento, come previsto dalla Nato. Impegno che il nostro Paese non può mantenere, per non sforare i vincoli europei, sebbene gli investimenti nel settore della difesa siano aumentati dall’1,2 all’1,4 per cento, con una spesa di 23,4 miliardi di euro nel 2014. Di «principi» Gentiloni parla anche nell’unica dichiarazione rilasciata ai giornalisti a Washington prima dell’incontro alla Casa Bianca. Un discorso che sembra ricalcare, dall’altra parte dell’Oceano, quello del presidente americano. Il nostro rapporto con gli Usa, anche nella nuova stagione trumpiana, è innanzitutto «nell’interesse » del nostro Paese per cui verranno coltivati i rapporti «storici», ma sostenendo «a testa alta» i nostri «valori». Di qui il messaggio che il presidente del Consiglio lancia all’alleato, in passato esultante per la Brexit e per le spinte disgregatrici dell’Europa: “Dal punto di vista americano non dobbiamo dimenticare che l’Europa è una incredibile storia di successo. Sono preoccupato dalla tempesta perfetta degli ultimi anni, ma sono ottimista sulla capacità di cambiare dell’Europa, almeno sull’economia e i migranti”.l resto sono complimenti inattesi, fino alla foto finale con la mano di Trump poggiata sulla spalla del quasi basito premier italiano.