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GOOGLE PLASMA I SUOI ALGORITMI BATTENDO LE FAKE NEWS

Nell’era digitale la comunicazione, il mondo dell’editoria, si cinge delle cosi dette “fake news”, notizie false che circolano sul web, sui social, diventando virali. Google, principale motore di ricerca, emana il bollino per le notizie verificate mentre l’intelligenza artificiale ha la possibilità di riconoscere commenti ritenuti offensivi. Ma in questo caso, è il motore di ricerca figlio di Larry Page e Sergey Brin, si prepara a cambiare i suoi algoritmi e a mettere in sicurezza le sue pagine web grazie anche all’aiuto delle segnalazioni degli utenti. “I nostri algoritmi aiutano a identificare fonti affidabili tra i miliardi e miliardi di pagine del nostro indice”, spiega Ben Gomes, vice presidente di Google Search, ma “lo 0,25% del traffico giornaliero” restituisce comunque risultati “con contenuti offensivi o chiaramente ingannevoli”, sono infatti potenziati i metodi utilizzati  per indicizzare le pagine web. Quello che maggiormente interessa gli utenti sono i feedback, ovvero la possibilità data di commentare, di recensire ed infine di condividere ciò che piace di questo gigantesco mondo che è il web. Oggi il mondo del feedback viaggia su due direzioni: il completamento automatico delle ricerche, finito sotto la lente d’ingrandimento per aver dato anche suggerimenti razzisti e sessisti, e gli “snippet”, ovvero quelli che vengono definiti  “frammenti”, che estrapolano dal motore di ricerca brevi informazioni non sempre da siti sempre autorevoli. A partire da oggi, gli utenti potranno segnalare, di loro iniziativa, i contenuti che compaiono nei suggerimenti di ricerca e negli “snippet” indicando se li reputano violenti, offensivi, sessualmente espliciti, inutili, falsi o inaccurati. Questo nuovo tipo di feedback non avrà ripercussioni repentine  sui contenuti segnalati, ma servirà a Google per dare informazioni sempre più precise agli algoritmi, in modo da mostrare in futuro sempre meno suggerimenti simili. 

“Il lavoro al tempo era attorno a PageRank, l’algoritmo fondamentale usato per misurare l’importanza delle pagine web per poterle ordinare nei risultati. Oltre a cercare di organizzare le informazioni, i nostri algoritmi hanno sempre dovuto lottare con individui o sistemi che cercavano di “imbrogliare” i nostri sistemi per apparire più in alto nei risultati di ricerca, utilizzando produttori di contenuto (content farms) di bassa qualità, testo nascosto e altre pratiche ingannevoli. Abbiamo combattuto questi problemi, e altri nel corso degli anni, apportando regolarmente modifiche ai nostri algoritmi e introducendo altre funzioni che impediscono di imbrogliare il sistema”.

“Oggi – prosegue Gomes – in un mondo in cui vengono pubblicate online decine di migliaia di pagine ogni minuto, ci sono nuovi metodi con cui le persone cercano di imbrogliare il sistema. Quello più visibile è il fenomeno delle ‘fake news’, per cui del contenuto presente sul web ha contribuito a diffondere informazioni palesemente ingannevoli, di scarsa qualità, offensive o completamente false. Sebbene questo problema sia diverso da quelli affrontati in passato, il nostro obiettivo resta sempre lo stesso: offrire alle persone accesso a informazioni rilevanti provenienti dalle fonti più affidabili a disposizione. E benché non sempre riusciamo del tutto nel nostro intento, stiamo facendo buoni progressi nell’affrontare il problema. Tuttavia, per ottenere cambiamenti che abbiano un impatto a lungo termine, sono necessari cambiamenti più strutturali alla ricerca”.

Come da sempre, nel mondo del web, gli algoritmi e i cavilli che soggiacciono dietro al mondo dell’informazione, in tempo reale, sono sempre in rotta “open source” e quindi continuamente  plasmabili al fine di essere aggirati dagli utenti che li inseriscono, ignari, nel vortice di ciò che si definisce “notizia virale”  e che viaggia di smartphone in smartphone. Addio alle fake news.
 

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