L’approvazione alla Camera, in prima lettura, della legge sulla Legittima difesa sta accendendo molte polemiche. La nuova normativa, nel tentativo di costruire una mediazione, sembra essere riuscita a scontentare tutti. Minacciano firme e referendum da destra, dove si volevano aprire spazi normativi alla giustizia fai da te. E, al tempo stesso, si lamenta una deriva da far west in chi è preoccupato per una possibile spirale di violenza quotidiana, nelle case e nei negozi, nei luoghi dove spesso si verificano fatti di criminalità predatoria. Quel tentativo di trovare un punto di equilibrio su un tema complesso, che a lungo è stato inseguito, mi pare totalmente naufragato.
Da componente della Commissione Giustizia ho seguito, fin dall’inizio, l’iter delle proposte di legge. Abbiamo lavorato per segnalare per tempo i pericoli, soprattutto culturali, che si nascondevano dietro l’impianto normativo proposto dalla Lega. Una sorta di lasciapassare alla giustizia domestica, fatta con le proprie mani, che non aumenta la sicurezza ma trascina in un gorgo di paure, di tensioni, di sfiducia nella capacità dello Stato di tutelare e proteggere, e il cui risultato finale è la crescita di un senso del pericolo per tutti.
Al tempo stesso, abbiamo provato anche ad evitare che si inseguissero mediazioni al ribasso, con formulazioni ambigue, piene di ombre, che invece di aiutare magistratura e forze dell’ordine nella loro azione per la legge e le garanzie, rischiavano di confondere ancora di più le acque. Quello che poi è successo in Aula, con il varo di un emendamento e poi il voto sulla legge, ha confermato i nostri timori. Ne è uscita una normativa pasticciata, con definizioni che non aiutano la comprensione, non aumentano il senso di sicurezza, non offrono più strumenti di chiarezza ma alimentano solo una sterile polemica. Non c’è il far west di cui molti parlano: resta la proporzionalità tra offesa e difesa, vero cardine della nostra civiltà giuridica. Non c’è alcun intervento sulle armi e il loro possesso, tantomeno verso il loro uso. Ma si introducono, sommandole alle altre, nuove circostanze che confondono le acque.
Una legge inutile, in definitiva. La legittima difesa nel nostro ordinamento esiste già: è ben formulata nel codice, ha un suo equilibrio, sia nella norma che nella giurisprudenza, visto che in questi anni le sentenze e l’opera della magistratura hanno ben definito i contorni e sono ben intervenuti su tutti gli aspetti dubbi. Fare una legge inutile, alimentare uno scontro ideologico, è solo una risposta di propaganda sulla paura, il che trasforma un tema serio in un argomento da demagogia. Il gruppo parlamentare di cui faccio parte (Articolo Uno -Movimento democratico progressista) ha votato contro alla Camera e lo farà anche al Senato. Lo ha fatto e continuerà a farlo per ribadire con chiarezza che una cosa è il diritto alla difesa legittima, un’altra è farsi giustizia con le proprie mani. Le vittime vanno tutelate ma sulle paure non bisogna soffiare. Ne va della civiltà e perfino della qualità della nostra democrazia
Michela Rostan |