Il Museo di Anatomia Umana di Napoli è tra i più antichi e completi al mondo. Ubicato presso l’Istituto di Anatomia Umana, nei chiostri di Santa Patrizia della Seconda Università degli Studi di Napoli, fu fondato tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, a scopo didattico ed in seguito vi furono collocate una serie di collezioni con l’affermazione delle teorie evoluzionistiche di Charles Darwin. Nel museo vi è una sezione relativa all’anatomia normale, in cui è possibile trovare una raccolta di organi in cera e una sequenza di organi interni essiccati. Poi una sezione interessata all’anatomia patologica, che studia le malformazioni dovute alle malattie: sono conservati feti malformati, teste ciclopiche (con un solo occhio) e altri reperti in formalina o alcool. È uno dei musei di anatomia più importanti al mondo e conserva un omero preparato dal grande anatomista fiammingo Andrea Vesalio nel Cinquecento. Tra i reperti ci sono bisturi di epoca romana e le calcinazioni di Giuseppe Albini delle epidemie dell’800 a Napoli, i 153 feti “mostruosi” conservati in formalina o in alcool ed illuminati da luci al led e le “pietrificazioni” di Efisio Marini (1835-1900), scienziato che inventò un metodo di mummificazione di organi interni. Non mancano apparecchiature d’epoca e libri antichi e poi la collezione delle “curiosità” come l’omero di Vesalio del 1544 e due trofei Tsantsas, donati da un medico brasiliano. Sono due teste umane, dei Jibaros, abitanti le rive del Rio delle Amazzoni in Ecuador, noti per la loro usanza di portarsi la testa dei nemici vinti e di conservarla come trofeo. Altro “pezzo “di singolare bellezza è un tavolino il cui piano è formato da un impasto di sangue, cervello, fegato, bile, polmoni ove, al centro, è adagiata una bellissima mano di giovane donna. Non mancano apparecchiature d’epoca e il fondo librario antico, tra cui ammiriamo il poderoso ‘Anatomiae Universae’ stampato nel 1823, raccolta in folio delle bellissime tavole anatomiche eseguite dal Serantoni per l’anatomista Paolo Mascagni.