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Apoteosi Obamiana.Nasce a Milano l’internazionale umanista (contro i populismi)

Nasce a Milano, in un assolato pomeriggio di maggio, l’alleanza umanista contro i populismi. Una forma di cooperazione nuova, basata non più su un patto tra partiti o soggetti politici appartenenti ad una stessa famiglia, ma su una precisa idea di società, sull’impegno dei singoli a servizio della collettività, su un asse che parte dall’uomo e finisce con l’uomo. A tenere a battesimo questo soggetto transnazionale non poteva che essere l’icona del progressismo dell’ultima decade, Barack Obama.

L’ex presidente Usa ha scelto Milano per la sua prima iniziativa pubblica dopo gli otto anni di mandato. E dopo una prima giornata contraddistinta da svariati bagni di folla e visite-lampo alle principali attrazioni culturali della città (dal Duomo alla pinacoteca ambrosiana fino al Cenacolo), è stata la conferenza sul cibo tenutasi nell’ambito della manifestazione Seeds&Chips alla Fiera di Rho (accanto a dove si è svolto l’Expo) a rappresentare il vero salto di qualità del suo viaggio dal punto di vista del messaggio.

C’è un filo rosso che tiene insieme tutti gli aspetti della visita di Obama, un filo rosso che non può essere casuale. La seconda fase della sua vita pubblica e del suo impegno politico ha già dei lineamenti ben definiti e sono stati esplicitati dalle cose dette (e fatte) in questa due giorni milanese. Quello che Obama vuole fare, attraverso il lavoro della sua fondazione, è “formare una nuova generazione di leadership”, come ha detto lui stesso sul palco del padiglione 8 della Fiera, fornendole gli strumenti per affrontare il futuro. Approfondimento contro fake news, educazione contro pressappochismo, razionalità contro rabbia.

In questo senso, Milano è la location più adatta e simbolica per lanciare questa impresa. Il capoluogo lombardo è la città che si è caricata l’Italia sulle spalle e sta cercando di tirarla fuori dalle sacche della crisi. La città che ha scelto l’innovazione, che ha guardato al futuro e non solo al passato (altra “casualità, la sala dove si è tenuto lo speech di Obama si chiama Sala Future), che ha accettato le sfide e non ha ceduto alla paura. E’ grazie all’eredità dell’Expo, d’altronde, se Milano viene considerata a livello internazionale “il centro del mondo del food e dell’innovazione a questo collegata“, come ha detto l’organizzatore della manifestazione Marco Gualtieri.

Speranza contro paura, osare contro tentennare, apertura contro chiusura: è ciò che rappresenta oggi Milano, simbolo del nuovo umanismo, che parte dal successo individuale e porta all’attenzione alla comunità, al solidarismo, al progresso, non fine a se stesso, ma mirato al benessere della collettività.

E’ per questo che Milano viene considerata – forse con un eccesso di semplificazione – la culla del renzismo. Qui i populismi non hanno attecchito e le (buone) conseguenze di ciò sono ormai sotto gli occhi di tutti.

Proprio Renzi è stato lo sparring partner ideale dell’apoteosi obamiana. Lo ha accolto a Milano, gli ha fatto da guida, è stato al suo fianco prima e dopo il suo intervento. E Obama – che lo ritiene ancora il leader progressista europeo su cui riporre maggiori speranze – lo ha ripagato con diverse citazioni durante la sua chiacchierata con Sam Kass, chef e consigliere per le politiche alimentari negli anni della Casa Bianca , sul palco della Fiera.

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