Caro Matteo,
quando mi sono recata al seggio della mia città per votare, ancora una volta, te come segretario del mio partito e l’ho fatto convintamente, nonostante le tante, troppe ragioni che, questa volta, invece mi avrebbero portato ad abbandonare tutto e a non crederci più…
Mi sono iscritta per la prima volta ad un partito politico 9 anni fa, quando il PD è nato, perché avevo l’età “giusta” (18 anni) ed il sentore di essere nel contenitore “giusto”.
Da allora, nonostante gli ostacoli, le difficoltà, gli intralci trovati sul mio cammino mai una volta mi ha sfiorato la mente l’idea di non essere a casa.
Sentivo che tutti insieme stavamo provando a costruire qualcosa di diverso, di vero e di utile alla comunità; tutti insieme stavamo provando a costruire qualcosa che non fosse quella mera fusione a freddo (PCI-DC) che molti temevano; stavamo provando tutti insieme a costruire un partito davvero Democratico, riformista e che guardasse ed operasse nel presente ma con un occhio sempre fisso sul futuro, con coraggio e determinazione.
Ed invece da tempo, ormai, ho l’impressione che chi lavora all’interno del mio partito, soprattutto a livello locale, abbia smarrito (e col senno di poi forse mai veramente avuto) quell’indispensabile senso di comunità necessario per camminare nella stessa direzione.
Le componenti nate per contribuire alla migliore selezione della classe dirigente, si sono rivelate essere lo strumento attraverso il quale quelle sensibilità, che si cercava di superare con la nascita dello stesso Partito Democratico, hanno continuato a vivere e radicarsi. Vere e proprie guerre tra bande è quello a cui assistiamo ogni giorno impotenti.
Mere spartizioni di fette di “potere” che non solo ci fanno perdere consensi ma anche militanti appassionati.
Non abbiamo più luoghi veri di discussione; non abbiamo più momenti in cui decidere insieme “la linea”, confrontarci, finanche litigare aspramente per poi uscire più forti di prima.
Nel vuoto cosmico degli ultimi anni abbiamo perso elezioni, alimentato polemiche sui giornali, trasformato importanti questioni politiche in mere beghe personali dimenticando le necessità di coloro che rappresentiamo o che almeno dovremmo provare a rappresentare.
In tre parole: ci siamo smarriti!
Eppure con tanti, tantissimi giovani, provenienti da ogni parte della Regione, abbiamo continuato a metter su iniziative, campagne e molto altro; siamo stati nelle piazze, agli angoli delle strade, nelle sezioni ad allestire seggi nei giorni delle elezioni, continuando a lottare per quello in cui credevamo con dedizione ed abnegazione, rimettendoci tempo, denaro e fantasia e finendo, troppo spesso, per prenderci anche schiaffi non nostri e che non meritavamo. E lo abbiamo fatto perché, come anche tu hai ricordato qualche tempo fa, riprendendo un noto scritto di Massimo Recalcati, volevamo essere gli eredi giusti, volevamo essere la generazione Telemaco che non aspetta impotente il ritorno del padre ma che ogni giorno prova a dimostrare di meritare quello che ha.
In questa lunga attesa però, che iniziamo a temere essere eterna, il nostro fare appassionato e disinteressato è continuamente mortificato da chi ci vede solo come una risorsa da sfruttare o viceversa come un fastidio da dover arginare.
Nel mentre i territori, non essendo più la priorità del nostro operare, hanno finito, nella migliore delle ipotesi per cadere nelle mani dei nostri competitors, nella peggiore li abbiamo lasciati alla mercé della camorra.
Per non parlare poi dei nostri coetanei, dei nostri compagni di classe, dei nostri amici di infanzia che, sempre più numerosi ormai, abbandonano la Regione e la Nazione non volendo più farvi ritorno perché hanno perso la speranza che qualcosa di meglio sia possibile!
Caro Matteo, io credo fermamente che qualcosa di meglio sia possibile e da segretario di una delle regioni più numerose ed attive della giovanile del Partito Democratico, non voglio che la mia organizzazione ripeta gli stessi meccanismi perversi del partito. Esistono forze e persone che si
oppongono a questo stato di cose ma oggi più che mai abbiamo bisogno che da Segretario ti occupi del partito seriamente; ti occupi di ristrutturare, o forse per la prima volta strutturare, con noi quel contenitore “giusto” che a 18 anni mi ha fatto innamorare.
Torna da noi e tra noi, ti aspettiamo al più presto a Napoli per discuterne insieme.
Francesca Scarpato, Segretario Regionale dei GD Campania