Armi, affari e geopolitica. Sono questi gli elementi che verranno serviti sabato e domenica a Riad in Arabia Saudita. L’Arabia Saudita ha infatti invitato 17 leader arabi per partecipare a un vertice “arabo-islamico con gli Stati Uniti” in programma nella sua capitale Riad durante la prima visita nel regno del presidente americano Donald Trump in programma per il 21 maggio. Tra i leader arabi invitati ufficialmente da Riad figurano i presidenti di Tunisia e Yemen oltre al sovrano del Marocco ed il premier iracheno. Era stato invitato anche il presidente sudanese Omar al-Bashir, tuttora ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte penale internazionale. Personaggio certamente grato a Riad e Washington per l’alleggerimento delle sanzioni a Khartum già avviato dal predecessore di Trump, Barack Obama. Dopo le rimostranze dell’ambasciata americana di Khartoum (mercoledì aveva dichiarato: «Siamo contrari a inviti, facilitazioni o supporto al viaggio di individui ricercati dalla Corte penale internazionale, compreso il presidente Bashir»), il presidente sudanese ha declinato l’invito al summit di Riad «per motivi personali» affidando al ministro Taha al-Hussein il compito di rappresentarlo. E se il summit nel Golfo avverrà esattamente il giorno dopo le elezioni presidenziali in Iran (grande nemico saudita e bersaglio anche degli strali di Trump per l’accordo sul nucleare favorito da Obama), sarà però anche occasione per il tycoon della Casa Bianca di fare “affari”. L’Arabia Saudita è infatti pronta a investire 40 miliardi di dollari negli Usa per “finanziare” (come aveva fatto in altre occasioni) operare pubbliche dell’Amministrazione Trump, una sorta di “new deal” in salsa trumpiana: in particolare infrastrutture stradali. Un annuncio, secondo ambienti finanziari, che avverrà proprio in occasione del vertice. Ma non basta: gli Usa sono vicini a chiudere una serie di accordi per vendere oltre 100 miliardi di armamenti all’Arabia Saudita. Il pacchetto, secondo fonti della Casa Bianca, potrebbe superare i 300 miliardi di dollari in 10 anni «per aiutare Riad a rafforzare le sue capacità difensive». Non poco per uno scenario incandescente che vede Iran, Iraq, Israele ed Arabia Saudita coinvolti in una escalation di forza per ridisegnare gli equilibri regionali.
Dal sito “L’Avvenire “