All’iniziativa dei fuoriusciti del Pd critiche a Renzi e alle larghe intese. Speranza: “”Il centrosinistra si è rotto, superare il renzismo.” D’Alema: “Se si vota a ottobre prepariamo le liste”. Camusso attacca su voucher e politiche fiscali. Applaudito l’intervento di Giuliano Pisapia.
Dal palco di “Fondamenta”, l’assemblea di Articolo 1-Mdp tenutasi a Milano, Giuliano Pisapia ha lanciato la proposta di progetto fondativo per un nuovo centrosinistra. “dopo le amministrative diamoci, al più presto un appuntamento nazionale fondativo di un nuovo centrosinistra”, ha detto l’ex sindaco di Milano, fondatore di campo progressista. “Dico noi, e non io, come molti si aspettano, perché credo nel noi e non nell’io”.
Pisapia ha proposto un centrosinistra “ampio, plurale, costruttivo, sobrio, che sappia interloquire e costruire con chi vuole una coalizioe di centrosinistra, che sappia unire forze, anime e culture diverse e che sappia costruire un programma comune, condiviso, partendo dai territori e dalle realtà locale dove il centrosinistra ha già dimostrato di governare bene”.
“Diamo la casa – ha proseguito – ai milioni di uomini e donne che guardavano alla sinistra e al centrosinistra e ora guardano dall’altra parte o restano in casa il giorno delle votazioni”, ha detto pisapia. “diamo la casa a chi non ha casa perché sappiamo che nella stessa casa possono convivere e confrontarsi le forze sane e progressiste. Io ci sono e ci sarò e sono certo che voi ci sarete, e insieme faremo una bellissima marcia come quella che abbiamo vissuto ieri” perché “i valori forti sono vincenti, l’unità è fondamentale, e guardare avanti e superare le divisioni è possibile”.
“Dobbiamo aprire le porte, non rinchiuderci – ha aggiunto Pisapia – Anzi aprire le porte per far entrare tutti quelli che credono sia possibile dare un contributo” perché il centrosinistra “o sarà largo, inclusivo, federato o non sarà”. Dalla gente io sento solo “unità, unità, unità, andate avanti su questo programma”.
Per farlo, occorre “superare personalismi e talvolta la contraddizioni. La sintesi, questo è fondamentale. La mediazione alta e nobile e non il pateracchio che non riesce a dare risposte ai bisogni del paese. Manteniamo i sogni, voliamo alto ma guardiamo in basso. E’ necessario che ci siano proposte credibili, che tengono conto della situazione reale del paese.
Pisapia ha rivendicato il cosiddetto modello Milano. “Oggi abbiamo una città capace di unire coesione sociale all’innovazione”. Ma serve “discontinuità rispetto al passato di merito e di metodo. Sul metodo significa basta con l’io, ci vuole il ‘noi’, perché “il punto unificante non sono le persone, ma i programmi”.
“Cominciamo ad unirci con le Officine, pensiamo ad un programma che sia innnovativo,concreto, credibile. E se lo faremo saremo più forti”.Dal Movimento democratico progressista che vede tra i suoi fondatori Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema (intervenuti ieri con attacchi molto duri a Matteo Renzi) arriva però più di un segnale di chiusura. A Pisapia risponde Roberto Speranza: “In un paese normale ci sarebbe il centrosinistra, ma la realtà è che il centrosinistra si è rotto non su questione personali ma per scelte politiche sbagliate.
Capisco il tentativo di riunire nelle parole di Giuliano ma serve chiarezza limpida: serve un’alternativa, qui non si tratta di addolcire il renzismo ma di superarlo”. Massimo D’Alema prova a dettare i tempi a Mdp e a chi vorrà unirsi al progetto: “Leggo di un accordo per andare a votare ad ottobre, quindi bisogna riunirsi con chi c’è e fare le liste, perchè senza le liste non si prendono i voti”.
“Se venisse confermato che in quanto esponente del governo ha fatto pressioni o ha incoraggiato Unicredit a farsi carico della Banca dell’Etruria, dato l’evidente conflitto di interessi, direi di sì, mi pare abbastanza clamoroso, no?”. Così Massimo D’Alema, a margine dell’assemblea di Mdp a Milano, ha risposto a chi gli chiedeva se a suo parere il sottosegretario Maria Elena Boschi si dovrebbe dimettere. A Milano è in corso l’assemblea di Mdp. D’Alema parla anche di alleanze. “Larghe intese dopo il voto? – attacca – Non lo so, non sappiamo neanche quale sarà la legge elettorale. Ma a me sembra che una certa intesa fra Renzi e Berlusconi ci sia sempre stata. E sostanzialmente questa intesa è ancora operativa, a volte in modo sotterraneo a volte in modo aperto”. Secondo l’ex premier, l'”intesa” fra i leader di Pd e FI “sostanzialmente ha caratterizzato tutta la politica renziana fin da quando Renzi andò a trovare Berlusconi ad Arcore”.