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LEGGE ELETTORALE, IL SISTEMA TEDESCO AVVICINA RENZI, BERLUSCONI E IL M5S

Gli esponenti dei partiti principali spingono verso un sistema elettorale alla “tedesca”. Questo il bilancio della prima giornata di incontri dei vertici del partito democratico con gli altri partiti. Dopo un incontro durato circa venti minuti tra il Partito Democratico e il Movimento Cinque stelle, si è arrivato alla conclusione di “Chiedere a tutte le altre forze di assumersi le proprie responsabilità per dare al paese una legge rispettosa della Costituzione” così si legge da una nota postato in rete dallo stesso gruppo pentastellato. Mentre questo è stato il commento del segretario del PD Matteo Renzi “La legge elettorale della Germania non è la mia preferita, anzi. Tuttavia in queste ore molti partiti tra quelli che hanno sostenuto il no al referendum la stanno indicando come proposta al Paese. Il Pd non ha i numeri da solo. Ma se dobbiamo andare sul modello tedesco che sia tedesco anche nella soglia di sbarramento al 5 per cento E che ci siano i nomi sulla scheda: voglio sapere almeno il nome e il cognome di chi voto”.  

Nonostante Forza Italia, Sinistra italiana, Mdp, Lega, Fratelli d’Italia siano tutti d’accordo sulla decisione di spingere, come già detto, verso una costituzione tedesca, ci sono i centristi che non sono intenzionati a prendere la strada degli altri partiti come ha rivelato Angelino Alfano “Le posizioni con il Pd restano molto distanti, sia sulla legge elettorale che sulla durata della legislatura, prenderemo il primo giugno le nostre difficili decisioni”.

Disco verde anche dagli altri, sicché a fine giornata Lorenzo Guerini riassume: “Ci sono le condizioni per un accordo ampio sul modello tedesco, anche la cornice politica dell’accordo appare definita. Noi non le vogliamo, ma non le temiamo, e comunque da quando c’è la nuova legge elettorale è chiaro che ogni giorno è buono per andare a votare, dipenderà dal capo dello Stato”.

Il 5 giugno il testo dovrebbe approdare in aula alla Camera, con un’intesa che supera l’80% e lascia fuori di fatto solo la sinistra. I più ottimisti scommettono su un’approvazione a Montecitorio addirittura prima delle amministrative dell’11 giugno. In vista dell’accelerazione finale verso il voto anticipato. Che potrebbe essere il 24 settembre, come proposto dai Democratici, o addirittura il 10 come vorrebbe Beppe Grillo, due giorni dopo il decimo anniversario del V-Day e prima del 15 settembre, giorno in cui scattano le pensioni privilegiate di parlamentari.

 

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