La vita moderna è sempre più invasa da inquinamento acustico e atmosferico.Qualche pedonalizzazione qua e là, qualche divieto di usare le auto una tantum, non risolvono certo il problema dell’aria malsana. Bisognerebbe investire di più su un maggiore spazio destinato alle piste ciclabili. In Italia, nei grandi centri urbani, secondo l’Oms muoiono per causa loro oltre 8 mila vittime l’anno per merito delle sostanze nocive più diffuse come: biossido di zolfo, piombo, ossidi di azoto, polveri, monossido di carbonio e tante altre provenienti da gas di scarico di autoveicoli, caldaie, centrali elettriche, fabbriche e impianti di incenerimento. Ma se il solo pensiero umano da solo non basta è qui che entra in gioco la tecnologia :sono state ideate delle App, grazie al progetto Everyaware, coordinato dalla Fondazione ISI di Torino e portato avanti da un team di ricercatori formato da italiani, belgi, tedeschi e britannici. La prima app ideata è AirProbe, un’ app in grado di monitorare l’esposizione umana all ’inquinamento atmosferico, in quanto è collegata a una scatola di sensori a batteria (detta SensorBox) che, una volta inviato il segnale a un server centrale, permette di dialogare, tramite Bluetooth, con il proprio smartphone visualizzando la presenza di sostanze inquinanti nell’aria, identificando quali le aree più inquinate della città oltre alla fascia oraria più critica. L’altra applicazione scaricabile è WideNoise, disponibile sia su dispositivi Android che iOS, la quale, a differenza della precedente, permette di misurare i livelli dell’inquinamento acustico.