Secondo una ricerca presentato dal centro studi Confcommercio in occasione dell’Assemblea generale della associazione afferma che il Sud Italia è Fermo da vent’anni e d’allora pare non ci siano margini di miglioramento né in termini di ricchezza prodotta, né quanto a domanda e consumi. Nonostante questo dato negativo, il Mezzogiorno dà comunque segni di vita. Anche se burocrazia, spesa pubblica inefficiente, fiscalità elevate, infrastrutture inesistenti e soprattutto illegalità fanno di tutto per soffocarli. Guardando alla natalità e mortalità delle imprese fra il 2009 e il 2016, il rilancio del terziario ha in parte tamponato il ridimensionamento dell’industria: (in media + 14 per cento, contro -9) e su questo fronte il Sud, dove è allocato il 33 per cento delle attività produttive, si è mostrato più dinamico del resto dell’Italia: ad un ridimensionamento industriale dell’8 per cento, ha fatto da contraltare un aumento del terziario, in particolare alberghi e pubblici esercizi del 18,5%. Il guaio è che tanta energia si disperde nel medio-lungo termine. “Le perfomance sono pessime e hanno effetti sull’intero Paese – conclude Confcommercio – il coinvolgimento del Mezzogiorno è prioritario, non come peso da trainare, bensì come fattore decisamente trainante”.
questi invece sono i dati relativi del 2016 tra il centro-Nord e il Sud: l’indice dice 114 per il Centro-Nord e solo 102,7 per il Sud.Stessa differenza si misura guardando ai consumi: al più 18,8 per cento del Settentrione fa da contrappeso il risicatissimo più 1,4 per cento del Mezzogiorno. La domanda interna degli ultimi venti anni è stata ferma in metà Paese, ecco perché sopravvivono solo le aziende in grado di esportare. Non che il Nord faccia faville: se il Sud avesse garantito gli stessi livelli di crescita delle regioni più ricche, calcola Confcommercio, saremmo comunque rimasti agli ultimi posti della classifica della ricchezza europea, ma almeno avremmo eliminato le disparità territoriali. Che attualmente sono enormi: in Germania lo scarto percentuale fra il reddito pro-capite fra le regioni più ricche e quelle più povere è del 33 per cento, in Italia vola al 76 per cento.
Infine questo è il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l’evento, il quale ha sottolineato come i segnali positivi dell’economia italiana vadano “rafforzati” e per questo è necessario “il proseguimento delle riforme”. Mattarella indica la riforma fiscale come prioritaria, “per rendere il nostro sistema più semplice ed efficiente. Serve una sforzo collettivo – scrive il presidente – per rendere la nostra economia più competitiva”.