Il nuovo minimo storico delle nascite in Italia.Servono politiche straordinarie per la famiglia. Quando una strategia-Paese?

Vorrei tornare sul campanello d’allarme che ha suonato l’Istat qualche settimana fa,ma purtroppo non è stata una sorpresa:nel 2016 si sono registrati ben 142mila decessi in più rispetto alle nascite.La riduzione della natalità già andava a passo sostenuto, ora sta diventando una corsa e i dati dall’Istat riguardo all’Italia senza culle disegnano un futuro davvero fosco dal punto di vista demografico. Insomma  il nostro Paese si rimpiccolisce e invecchia.Dal 2008 continua senza sosta il calo delle nascite degli italiani. Per il secondo anno di fila, i nuovi nati sono stati meno di mezzo milione (473.438, -12 mila sul 2015), di cui più di 69 mila stranieri (il 14,7% del totale), anch’essi in diminuzione. Negli ultimi 8 anni le nascite sono calate di 100mila unità. Il calo si registra in tutte le ripartizioni ma è più accentuato nelle Isole. La concomitanza tra la crisi economica e la diminuzione delle nascite, ravvisabile in quasi tutti i paesi europei, secondo l’Istat suggerisce un legame tra i due fenomeni. I numeri relegano il nostro paese in fondo alle classifiche per il peso delle nuove generazioni. Al 1 gennaio 2017 la quota di individui di 65 anni e oltre raggiunge il 22 per cento. Un fenomeno che si registra in parallelo a un nuovo minimo delle nascite, che nel 2016 si attestano a quota 474mila. Il numero medio di figli per donna si attesta a 1,34 (1,95 per le donne straniere e 1,27 per le italiane).

Il numero di nascite in Italia diminuisce non solo per la mancanza di un contesto favorevole alla natalità – dal sistema fiscale non incentivante ai servizi pubblici che non supportano le famiglie, a partire dal deficit di asili nido – ma anche per la consistente riduzione delle potenziali madri: oggi nel nostro Paese le donne di 50 anni sono oltre 500mila, mentre le donne di 30 anni sono meno di 350mila e quelle di 20 anni meno di 300mila. Il vortice dello squilibrio demografico, dunque, si avvita su se stesso e sembra inarrestabile, perché la demografia non fa sconti ai Paesi che non riescono a ragionare a lungo termine.
Lo scenario descritto dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, è inquietante: un numero così basso delle nascite “non si registrava dalla metà del Cinquecento, quando la popolazione dell’Italia era un quinto rispetto a oggi”, ha detto Alleva presentando il rapporto annuale 2017. L’unica ricetta per impedire che il crollo demografico continui, alterando il mercato del lavoro, è l’adozione di “politiche da mettere in campo devono essere attivate subito”.
Ecco la strategia vera contro questa emergenza:servono interventi straordinari. Un piano per rafforzare la nostra dotazione di asili nido a prezzi accessibili a tutte le famiglie. Sgravi fiscali che rendano quasi neutrale la scelta di avere figli,rispetto alla non decondità.Politiche sociali e di assistenza.Offrire lavoro, occasioni di lavoro alle donne. I Paesi europei con tasso di occupazione delle donne molto alto tra il 72 e l’83%,come Svezia,Danimarca,Olanda e Francia sono gli stessi nei quali si registrano i tassi di fecondità più elevati.
Serve un cambio culturale. In assenza di un tale cambio culturale le politiche aiuteranno economicamente chi gia’ aveva una decisione a favore della prole e lascera’ indifferenti gli altri e quindi nel complesso invariate le dinamiche.
Il  set delle misure possibili per le famiglie,per mettere al mondo dei figli è ampio e già sperimetato in molti Paesi europei. L’Italia cosa sta aspettando? Il Governo? Tutte le forze politiche perchè non mettono in campo misure per lo squilibrio demografico che si avvita su se stesso e sembra inevitabile?La riduzione della natalità in Italia ha raggiunto un nuovo livello record e il suo impatto si quantificherà solo tra molti anni e per questo occorrono politiche urgenti.

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