Le primarie hanno rivitalizzato il Pd dopo la sconfitta referendaria. Però subito dopo le deludenti performance del partito alle amministrative la polemica è ricominciata e il fronte anti Renzi è tornato all’attacco. Poi, il ritorno – almeno sulle scene mediatiche – del fondatore dell’Ulivo Romano Prodi è come se avesse messo in discussione, o addirittura fatto superare, la filosofia della rottamazione, parola d’ordine che ha portato Renzi prima alla segreteria Pd e poi a Palazzo Chigi nel 2014. La ricomparsa del Professore potrebbe testimoniare che la strategia della rottamazione è in seria difficoltà, e se nel linguaggio renziano i rottamati sarebbero dovuti essere principalmente Prodi e D’Alema, oggi la loro azione politica, la visibilità e la forte presenza in termini di comunicazione assumono il messaggio che il progetto renziano ha subìto una brusca battuta d’arresto. La parola rottamazione non è più in agenda. In questo contesto, già di per sé conflittuale, le perdite di comuni importanti come Genova, La Spezia, L’Aquila, diventano un indicatore indiretto della flessione dei consensi e di come, dopo l’exploit alle Europee, il partito sia ritornato sui quozienti elettorali raggiunti da Bersani in epoca pre Renzi, cioè il 25%.È come se l’elettore dem apprezzasse più l’uomo Renzi che il politico, ammira l’energia che impone ma condivide solo in parte il contenuto politico. Un Renzi disarmato, dunque, che conserva la sua forza più per mancanza di altri leader che per il valore del suo operato. È un momento particolare per il popolo democratico e bisognerà comprendere se sul lungo periodo il segretario potrà reggere sotto le spoglie di un Giano bifronte. Leadership e contenuto del progetto sono due fattori che devono avere un identico peso di consenso. Se la credibilità della sua strategia si sta affievolendo è pericoloso perché questo potrebbe incidere anche nella fiducia come leader. Al momento quest’ultima è congelata, rimane al 30%, era al 32% quando lasciò Palazzo Chigi a dicembre. Se Renzi riuscirà a ricucire questa frattura di visione strategica tra base e dirigenti il Pd potrà rivitalizzarsi, al contrario rischia di essere messo in discussione dai suoi elettori e non dalle correnti politiche interne o da Prodi.
(QUOTIDIANO.NET)
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